Pino_Dal_Gal_Foulard_pp17 luglio - 7 agosto 2015 - Orario giovedì/sabato 15,00/19,00 (e su appuntamento 366 3405507 anche fino a fine agosto). Spazio Maison du Couturier, Giardino Giusti 2, 37129, Verona.

La riproduzione fotografica è spesso intesa come testimonianza di un dato oggettivo, come registrazione fredda e inconfutabile della realtà. Ma ci sono fotografi, come Pino Dal Gal, che non sono osservatori passivi, bensì sublimi voyeurs, che vogliono simbolicamente entrare e partecipare alla scena che stanno riprendendo. Essi non si limitano alla rivelazione delle apparenze, ma danno avvio ad un percorso infinito di sguardi, quasi a voler cogliere l'intimità delle cose, il respiro del mondo.

Ebbene, in tutti i cicli fotografici di Dal Gal l'attenzione è portata proprio all'inseguimento di ciò che conosciamo, ma che non sappiamo più vedere o leggere. Non cerca l'esotico o il fantastico, ma l'abituale come "altro", come ignoto, come lontano, come "fuori di noi". Un po' secondo il suggerimento del regista Wim Wenders: "perderci per ritrovarci, vagabondare, vedere diversamente da come siamo abituati a vedere".

E lo conferma la serie di scatti che recentemente l'artista ha dedicato a quello spazio incantato che è "Giardino Giusti". Tutto un gioco di aiuole, scalinate, grotte artificiali, labirinti: un universo che appare rigoroso e insieme arbitrario, coerente e al contempo elusivo. Qui, come nell'immenso edificio letterario di Borges, si può fare esperienza della plausibilità dell'assurdo, dell'imprevedibilità del luogo comune, dell'eternità dell'istante. Ma Dal Gal, ancora una volta non va al di là del visibile: piuttosto lo rafforza, lo illumina. Prende le statue (che si rifanno tutte a divinità mitologiche) e dà l'impressione di entrare nella loro fragile bellezza, nella loro antichità, nei loro gesti compunti. Le guarda da vicino e da lontano, davanti e di dietro e ad ogni sguardo l'orizzonte cambia, accenna ad una nuova dimensione di mondo. Poi si rivolge alla dialettica magica delle luci e delle ombre: i confini si accentuano, i passaggi si enfatizzano, finendo per suggerire nuove distanze, nuovi spazi prospettici... Alla fine tutto risulta riconoscibile, ma anche diverso, evidente ma anche possibile o ipotetico. E non può essere che così se si dà fede alle parole dell'artista "Quando scatto vedo la foto già sviluppata". Il che è come dire: non guardo con gli occhi, guardo con l'immaginazione.

Però queste foto non rimangono solo su carta, ma vengono anche stampate su seta. In altre parole, non finiscono solo al muro, ma diventano anche motivi per capi d'abbigliamento. E' un progetto elaborato da "La Maison du Couturier" dello stilista Lamberto Petri assieme allo stesso Pino Dal Gal. Nulla di nuovo, se pensiamo agli indumenti futuristi di Balla o alle creazioni astratte di Sonia Delaunay o anche alle influenze che hanno avuto sulla pratica del disegno o del taglio di tessuti figure come Mondrian. Solo che qui si verifica qualcosa di paradossale: indossare un foulard, uno scialle, un velo, che portano impresse le tracce di un giardino rinascimentale, significa dotare l'effimero e il seducente di una durata diversa, quando non assoluta (cioè, eterna, com'è l'arte). Significa sposare il marketing con contenuti profondi o, come dice lo stesso stilista Petri, con "un mondo fatto di desiderio, comunicazione, concetto". E anima.

Luigi Meneghelli

Opening venerdì 17 luglio ore 19.00   www.lamaisonducouturier.eu

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