21 giugno - 14 settembre 2008

 

La mostra, a cura di Mauro Fiorese ed Enrica Vigano, presenta una panoramica sulla produzione artistica di Duane Michals dal 1958 al 2008. Include le prime opere scattate in URSS durante una vacanza con una macchina fotografica presa in prestito e l’ultimo autoritratto utilizzato per la copertina del libro “The Essential Duane Michals”. La mostra si divide in quattro sezioni, che fondamentalmente caratterizzano la sua carriera e che hanno segnato, per la loro originalità, delle pietre miliari nella storia della fotografia : ritratti, autoritratti, sequenze e foto-testi.

Ritratti. Dopo l’esordio fortunato in URSS, Duane Michals decide di diventare fotografo ritrattista free-lance. Lavora per le migliori testate di New York e ritrae soprattutto personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo. Alcuni soggetti ricorrono negli anni, in particolare i membri della sua famiglia e il suo amico d’infanzia Andy Warhol. Una prova da grande ritrattista è costituita dalla serie di René Magritte, per lui un idolo incontrastato, che visitò e fotografò per alcuni giorni in Belgio, entrando veramente nel suo mondo e restituendoci una rappresentazione straordinaria del famoso pittore.

Sequenze. La prima vera rottura di Duane Michals con i capi saldi della fotografia tradizionale risale al 1966, quando introduce la tecnica delle sequenze per raccontare storie immaginate. Michals sostiene che la vera realtà sia quella che sta dentro di noi, unita a tutte le percezioni che la pura fotografia non potrà mai rappresentare. Con la successione di immagini che costituiscono una sequenza, Michals riesce a sviluppare discorsi perlopiù metafisici, utilizzando la messa in scena in ambienti piuttosto spogli. A chi lo accusava che con questa tecnica sublimava il suo desiderio represso di fare cinema, Michals rispondeva che le fotosequenze stavano al cinema come le poesie ai romanzi :tutt’altra sintassi.

Foto-testi. La seconda provocazione ai canoni della fotografia, Michals la mise a punto nel 1974, quando osò scrivere sulla carta fotografica testi che integravano le immagini. Un’ulteriore occasione per evidenziare l’impossibilità di fotografare la realtà, come nell’immagine “Ci sono cose qui che non si vedono in questa fotografia”. Attraverso le immagini con testo, Michals, inoltre, ha modo di sviscerare la sua filosofia, caratterizzata da un pensiero assolutamente tollerante e aperto, puro e sensibile. In effetti Michals trova sempre il modo di spingerci a riflettere con profondità e onestà, sia su noi stessi che sull’umanità.

Autoritratti. L’autoritratto è una costante che ritorna negli anni, sempre rinnovata, molto spesso divertente e con riferimenti biografici. Negli autoritratti ancora di più Duane Michals indaga il suo io con innocenza e spregiudicatezza, mette a nudo i suoi sogni e le sue paure, gioca con le citazioni e i doppi sensi.

 

Gli ultimi dieci anni. In aggiunta alla retrospettiva dei primi quaranta anni, e a dimostrazione dell’inarrestabile natura del geniale flusso creativo di Duane Michals, la mostra presenta anche tre significativi esempi degli ultimi lavori dell’artista. Nel 2001 On Contemporary Art costituisce una netta presa di posizione sull’arte contemporanea o, meglio, sui vizi e le furbizie del suo mercato. Michals, con l’ironia che fa oramai parte del suo DNA, denuncia l’artificiosità delle opere che dominano la scena dell’arte fotografica contemporanea rivisitando lavori di famosi autori con una parodia delle immagini e una satira su quei testi attraverso cui la critica ufficiale declama, con linguaggio criptico, l’apoteosi della loro creatività. In seguito con The House I Once Called Home Michals, fotografando la casa della sua infanzia in rovina, ci accompagna tra le pieghe del suo e del nostro passato, in cui la fragilità dell’essere umano viene riletta con accettazione e indulgenza, ma anche senza negare dure verità. L’ultimo esempio è la serie del 2005 Ukiyo-e: Pictures from the Floating World, un omaggio alla cultura giapponese e uno dei pochi lavori in cui l’artista usa il colore come ulteriore mezzo espressivo. Secondo le parole dello stesso Michals, la serie esplora quello che l’artista descrive come “il mondo reale delle apparenze in cui viviamo”.

Copyright Duane Michals
Courtesy Pace/MacGill Gallery, New York

 

 

DUANE MICHALS (biografia)

Nato nel 1932 a McKeesport, in Pennsylvania, Duane Michals studia arte presso la Denver University, dove si laurea nel 1953. Trasferitosi a New York, Michals si occupa di graphic design, collaborando con diverse riviste, fino alla fine degli anni ’50.

 

Nel 1958, Michals compie un viaggio in Unione Sovietica nel corso del quale realizza alcuni ritratti della popolazione che riscuoteranno un immediato successo per la loro disarmante semplicità. Negli anni ’60, il suo impegno in campo fotografico si sviluppa significativamente.

L’artista si dedica in quel periodo sia alla fotografia commerciale, sia alla fotografia artistica. I suoi lavori, tra i quali quelli per alcune importanti riviste di moda, gli fanno rapidamente guadagnare stima e considerazione e gli consentono di dedicarsi con tranquillità al suo percorso artistico.

 

E’ in quegli anni che Michals dà vita a importanti evoluzioni creative nell’utilizzo del mezzo fotografico. In un’epoca fortemente contraddistinta dal fotogiornalismo e dai suoi canoni estetici, Michals utilizza il mezzo per raccontare, attraverso una tecnica unica nel suo genere e mediata da elementi tipicamente pittorici, delle vere e proprie storie.

 

Per le sue rinomate sequenze, l’artista fa proprio il format cinematografico della sequenza di fotogrammi. Costituita da una singola stampa, ogni sequenza descrive l’evoluzione di un evento o mostra le differenti prospettive su uno specifico tema. L’artista inserisce inoltre nelle sue opere anche il testo; elemento fondamentale sia di opere singole, sia di opere composte. I suoi testi, scritti a mano sulle opere, più che adempiere ad una funzione esplicativa aggiungono un’ulteriore dimensione al significato delle immagini e danno voce a ogni sua meditazione.

Attraverso il costante bilanciamento di forza e fragilità, di humor e serietà, l’opera di Michals rappresenta con intensità temi universali quali l’amore, il desiderio, la memoria, la morte e l’immortalità.

 

Nel corso degli ultimi quattro decenni, esposizioni dedicate a Duane Michals sono state allestite in prestigiosi musei di tutto il mondo. Già nel 1970, il MoMA di New York ha ospitato la prima personale dell’artista; l’anno successivo la George Eastman House di Rochester, N.Y., ne allestiva una seconda. Più recentemente, esposizioni personali si sono tenute a Madrid (1998) presso il Museo Nacional Centro De Arte Reina Sofia e a Tokio (1999) presso l’Odakyu Museum.

Nel 2005, l’International Center of Photography di New York ha dedicato una nuova personale all’artista. Quest’anno, prima della grande retrospettiva di Verona, opere dell’artista sono state ospitate presso il Thessaloniki Museum of Photography, in Grecia, nell’ambito dell’edizione 2008 della Biennale di Fotografia.

 

nella foto un momento dell'inagurazione della mostra Duane Michals"50"agli Scavi Scaligeri

foto Antonella Anti

 

 

 

 

 

 



Data inizio: 18-06-2008
Data fine: 14-09-2008
Orario: da Martedì a Domenica 10,00 -19,00. Chiuso il lunedì
Luogo: CENTRO INTERNAZIONALE DI FOTOGRAFIA SCAVI SCALIGERI
Indirizzo: Cortile del Tribunale 37121 Verona
Telefono: 045/8007490/8077504/7532
Fax: 045/8077239

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