I suoi primi quadri li ho visti proprio a Verona, al Palazzo della Gran Guardia nell'estate del 1981, in occasione della mostra "Campionario 60-68. Alternative Italiane alla Pop Art e al Nouveau Réalisme", curata da Luigi Meneghelli e Alessandro Mozzambani.
Poi ho ammirato sue opere alla Biennale di Venezia (1995), alla Casa del Mantegna di Mantova (1991), alla Galleria Giulia di Roma (1998). I suoi quadri, i suoi colori non si dimenticano. Soggetti anomali, carichi di dinamismo e in bilico tra figura e astrattismo. Per scoprire qualcosa di questa artista originale e talentuosa, figlia dell'aristocrazia intellettuale romana, è sufficiente leggere il pieghevole della mostra in corso a Venezia dove è riportata, tra altre, questa sua dichiarazione "Un quadro non è un libro, un quadro appare in un istante, si vede in un attimo... Vorrei che i miei quadri fossero chiari come quelle scene che Chaplin ripete decine di volte, per accertarsi di essere capito...".
Titina (Roma 1924 – 2005) è stata una persona cosmopolita, elegante, mai ammiccante alle correnti artistiche di moda o al mercato. Ha soggiornato a New York (1952-1955), in Austria (1955-1958), lungamente in Francia oltre nella amata Roma e in Toscana. Fin che era in vita non ha mai avuto una galleria di riferimento e il mondo dell'arte le ha riservato un'attenzione piuttosto tiepida e superficiale. La Maselli ha affiancato alla produzione di quadri un'intensa attività di scenografa, lavorando soprattutto per i teatri francesi