Effettivamente, dopo aver versato un "fumante azoto" nel pentolone, dove erano stati preventivamente collocati i vari ingredienti, e aver mescolato il tutto con cura sono stati serviti i dessert-gelato. Accese le luci e smontato il tavolo di lavoro abbiamo gustato un ottimo gelato. Due parole per spiegare l'evento alchemico. E via un applauso di rito.
Per anni mai nessun amico (neppure quelli giramondo e quelli che sono sempre informati sulle ultime tendenze) mi aveva raccontato di esperienze simili. Nessuno che mi avesse detto di aver mangiato "un gelato all'azoto", come non ho mai letto nulla al riguardo sulla stampa.
Per cui quando, qualche giorno fa, in piena Expo, ho letto che a Bergamo è stata aperta la prima gelateria italiana dove il gelato si prepara con l'azoto liquido la mia sorpresa è stata grande. Ma ancora più grande è stata la spiegazione di Davide Cassi, un docente di Fisica della materia di Parma, quando ha detto che è un gelato sanissimo perchè non contiene addensanti nè additivi, aggiungendo anche che nella produzione c'è un risparmio energetico, perchè le apparecchiature necessarie (frigoriferi, mantecatrici, ecc.) hanno un consumo minimo di energia! E io che pensavo che quello che avevo mangiato fosse solo per mantenere inalterato il sapore e le proprietà del vino usato ...
Beh! Cosa c'entra questo con la rubrica legata all'arte contemporanea? Centra! Perchè l'esclusiva cena era per gli ospiti in occasione di una inaugurazione. Io ho sempre amato l'arte contemporanea, anche se adesso il rito mondano si è accentuato al punto da diventare quasi l'unico leitmotiv dell'opening. Ma come piaceva ripetere al collezionista Giuseppe Panza di Biumo: "Se tu ami l'arte, l'arte ama te; se tu vuoi sfruttare l'arte, l'arte sfrutta te.".
E anche a me l'arte ha dato ben più di un "gelato all'azoto"...