Definirsi artisti non è abuso di titolo perchè non esiste un "ordine degli artisti" e requisiti per accedervi. Se paragoniamo il fare arte al giocare a calcio, ci troviamo di fronte alle stesse, infinite varianti. Ci sono giocatori di serie A, B, C, ci sono calciatori che sono star internazionali o calciatori che fanno parte della squadra degli ammogliati che periodicamente gioca contro quella degli scapoli ...
Si tratta di considerazioni che esprimo anche durante cene o incontri per togliere un po' di aura all'artista o per metterne qualche persona più a suo agio. Oggi il mercato/sistema dell'arte ridimensiona cinicamente le aspettative di chi vi fa parte con l'ambizione di diventare un professionista di successo e ben pagato.
Il mercato/sistema è diventato talmente rigido e con una forte propensione ad interagire solo con le multinazionali dell'arte, che ho cominciato a pensare che gallerie professionali e artisti di qualità che non fanno parte delle multinazionali dell'arte siano da considerarsi una specie da proteggere quasi come Slow Food ha fatto con i suoi presidi in difesa di piccole produzioni di qualità.
Sono maturi i tempi per una Slow Art senza che tutti tornino a sentirsi "professionisti incompresi" ma continuino a fare arte per stare bene e nella migliore delle ipotesi far star bene e per coltivare la tradizione e la ricerca magari anche solo sul territorio?