vittoriale_Martedì 21 gennaio 2014 ore 17.30 Palazzo della Gran Guardia Piazza Bra, Verona Auditorium
Il sogno del Vittoriale. Gabriele D’Annunzio e gli artisti veneziani 1921-1935

Il quinto incontro del ciclo di conferenze promosse dal Comune di Verona, Cultura, Direzione Musei d’Arte e Monumenti e dall’Università degli Studi di
Verona, Facoltà di Lettere, Corso di Laurea in Beni Culturali, accoglie la lezione di Valerio Terraroli

Realizzato a partire dal 1921-1922 nell'ex proprietà dello storico dell'arte tedesco Henry Thode a
Gardone Riviera, il complesso de Il Vittoriale degli Italiani venne terminato dopo il secondo conflitto
mondiale dall'architetto trentino Gian Carlo Maroni, il quale, a partire dal 1921, aveva messo su
carta i sogni e le idee dannunziane e dopo la morte del Poeta (1 marzo 1938) ne era divenuto
l'unico e indiscusso responsabile. Infarcito di riferimenti letterari, allegorici, artistici, musicali, storici,
autobiografici, il Vittoriale degli Italiani rappresenta, per certi versi, l'opera omnia di Gabriele
d'Annunzio. L'utopia simbolista della forza metamorfizzante della parola, della poesia, della musica
e dell'arte, capace di rendere eccezionale e inimitabile la vita e lo spazio esistenziale dell'artista, si
legge in ogni angolo della Prioria, la residenza privata del Poeta, dove opere d'arte si mescolano a
calchi di sculture classiche, oggetti contemporanei ad oggetti antichi, stoffe preziose a tappeti
orientali, pregiate legature librarie a cineserie, pezzi d'antiquariato a sculture contemporanee,
creando percorsi simbolici e sinergie metaforiche che trovano origine e legittimazione nella
produzione letteraria dannunziana. Nell'elaborazione di quel “sogno di pietre”, d'Annunzio si
avvalse del lavoro e della creatività di numerosi artisti veneti, dai pittori Guido Cadorin, Guido
Marussig e Astolfo de Maria, allo scultore e maestro vetraio Napoleone Martinuzzi, dal geniale
Mariano Fortuny al vetraio Vittorio Zecchin, i quali, con Mario Buccellati, Renato Brozzi, Pietro
Chiesa, Arrigo Minerbi e altri, contribuirono a dar vita all'estremo frutto della cultura simbolista
europea ben addentro gli anni Venti e Trenta.
La poesia come strumento evocativo di immagini e le immagini come translitterazione visiva della
poesia era quanto si era venuto affermando nella cultura europea imbevuta delle chimere
wagneriane e impegnata nel superamento del vero naturale in favore dei valori simbolici, delle
comunicazioni empatiche, della Gesamkunstwerke, l’opera d’arte totale, nella quale valori ideali,
scelte stilistiche e fonti d’ispirazione, avrebbero potuto dar vita ad una coerente sintesi estetica.

ra gli obbiettivi era anche il coinvolgimento, insieme estetico ed emotivo, di un pubblico vasto,
indifferenziato, ma percepito come una compatta e univoca entità individuale: nacquero in quella
contingenza storica e artistica il problema dell’arte come comunicazione di massa, come veicolo
per creare e consolidare nella memoria collettiva esperienze e valori condivisi (“Una visione di
poesia può tradursi in realtà militante!”), ma anche i modelli del “superuomo” e le prime forme di
divismo.

A fine corso, con obbligo di firma, ai docenti di Educazione artistica, di Storia dell’Arte, agli studenti
delle ultime classi degli Istituti Superiori, agli allievi dell’Accademia di Belle Arti e del corso di
Laurea in Scienze dei Beni Culturali - Università di Verona, verrà rilasciato un attestato di
frequenza valido per 2 crediti formativi universitari.


Il ciclo continuerà dal mese di febbraio con una serie di incontri in preparazione della
mostra su Paolo Veronese (5 luglio - 5 ottobre 2014)


Per informazioni:
Museo di Castelvecchio - Corso Castelvecchio 2 - 37121 Verona
Telefono 045 8062611 fax 045 8010729

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