David_Alan_Harvey

Sesto incontro con i relatori del TEDxVerona in vista dell'appuntamento del 1° marzo.

Ci sono fatti, pezzi di storia che esistono solo perchè una fotografia li racconta. E David Alan Harvey è proprio uno straordinario narratore di storie (uno "storyteller" come è stato definito). Nato a San Francisco nel 1944, ha cominciato a fotografare giovanissimo e ha pubblicato il suo primo libro a 22 anni: "Tell it like it is" (Dillo com'è), una raccolta di immagini frutto di un'esperienza vissuta con una famiglia di colore in Virginia. Immagini vere, vive, "pazzesche".

Harvey ha al suo attivo più di quaranta servizi realizzati per National Geografic (il magazine della famosa istituzione scientifica dedita allo studio delle civiltà e della loro storia). E in più, innumerevoli pubblicazioni su tutte le più prestigiose riviste internazionali. Ma è famoso soprattutto per i suoi libri che hanno letteralmente cambiato il linguaggio fotografico: "Cuba", "Divided Soul" o quello realizzato con pagine staccabili, in cui ogni foto può interagire con le altre.

Membro dell'agenzia Magnum (quella che ha avuto tra i suoi fondatori Robert Capa e Henri Cartier-Bresson), Harvey nel corso della sua carriera ha vinto tutti i più prestigiosi premi internazionali. "E' giovane – ha scritto Vogue - perchè tutto in lui esprime contemporaneità": è originale, innovativo, impegnato. E il suo impegno lo esplicita soprattutto attraverso l'insegnamento e la capacità di raggiungere i giovani (con incontri, dibattiti, workshop). Per dare maggior visibilità agli emergenti, nel 2008 crea "Burn", un magazine online, in cui le immagini delle nuove leve si alternano a quelle dei grandi maestri come Martin Parr, James Nachtway, Alex Webb. Il successo dell'operazione l'ha portato alla pubblicazione di due edizioni limitate di "Burn", divenute in breve oggetto di culto.

"Il mio obiettivo è vivere la vita al massimo", confessa. E in effetti tutte le sue immagini sono piene di ottimismo, di improvvisazione, estrosità. Non gli interessa più di tanto la tecnica. "So fare un paio di cose con la macchina analogica e un paio di cose con il digitale", dice. Ed è quello che trasmette ai suoi studenti: entusiasmo più che metodo, libertà più che sistema. "Cerco di ispirarli più che dare consigli... Li invito a cercare sempre qualcosa di nuovo e originale su cui lavorare".

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