Sbarazzatosi del retaggio graffitista che prevedeva la creazione delle manieriste scritte sui muri e rinunciato alla tag, quale elemento di riconoscibilità autoriale, Blu in questa sua personale ci offre un immaginario più vasto, denso di simbologie contemporanee che si mescolano in una danza segnica dallo  stile personalissimo.  Il suo lavoro è riconducibile, in linea genealogica, a quel filone nato con il graffitismo degli ultimi anni ’70 e giunto agli onori della critica e del mercato negli anni ’80 con i più famosi Haring e Basquiat, ma il carattere a tratti crudo e ibrido delle tematiche affrontate, cosi come il rapporto innovativo tra segno e architettura, sembra fornire nuovi poli di interesse verso la street Art e i suoi presupposti. Fondamentale resta, per Blu, l’intervento nello spazio urbano, quale forma espressiva che mira ad un incontro casuale, ma quasi violento, con un pubblico allargato e ad una trasfigurazione di  luoghi spesso connotati dal monotono grigiore tipico delle periferie cittadine. Rinnovati appaiono, invece, stile e linguaggio che riflettono un background contemporaneo dove comics e cartoons diventano importanti elementi ispirativi. Non si tratta dell’affermazione urlata dell’io dell’artefice, come accadeva tra i writers, ma dell’elaborazione di un universo di immagini che, rintracciabili in città, paesi e continenti diversi,  delineano esse stesse il profilo di un’esistenza nomade

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