da sabato 24 settembre al 31 dicembre 2016
Claudio Costa (Tirana 1942 – Genova 1995) e Daniele Girardi (Verona 1977). Due artisti di generazioni diverse e di diverse modalità espressive: il primo che cerca di comprendere ciò che ci viene dal profondo, dalle stagioni trascorse, dalla vita passata e il secondo che cerca di investigare lo scorrere di un tempo di cui non conosciamo ancora le coordinate, i sensi, gli umori.
"Vorrei che il mio lavoro fosse un fiume lavico che dalla foce risalga alla sorgente", ha scritto Claudio Costa. Forse Daniele Girardi potrebbe dire: "Cerco di uscire dalla realtà del presente, per sperimentare un cammino quasi spirituale alla scoperta delle primordiali leggi della natura".
Due artisti lontani, ma anche vicinissimi, perchè entrambi cercano di far affiorare immagini segrete, sepellite o ancora nascoste. Se per Costa la creazione è un "work in regress", per Girardi è sempre un "work in progress". Per entrambi, comunque si tratta sempre di esorcizzare la morte ed esaltare la vita.
Lo stesso ferro arrugginito, il materiale degradato, distrutto, intaccato dagli agenti atmosferici, roso dall'uso, che impiega Costa, lascia emergere potenzialità espressive eccezionali. E le colle, i legni, le argille, le fotografie, le radiografie che potrebbero suggerire un'idea di fissazione, in realtà diventano interminabili interrogazioni, scambi, cortocircuiti visivi.
Bernard Heidsieck (Parigi, 1922-2014), Jacques Spacagna (Parigi, 1936-1990), Jean Dupuis (Francia, 1925): tre testimoni delle ultime utopie avanguardistiche, come sono state la Poesia Sonora, il Lettrismo, Fluxus. Tre autori che hanno indagato il valore della parola nelle sue potenzialità implicite, quando questa ha perso il suo significato ed è rimasta come puro suono, scintilla musicale. Il loro intervento è contro il modernistico prevalere del testo scritto e stampato, per rivendicare orgogliosamente l'oralità e la ricerca fonetico-sonora quale recupero e rilancio del potere arcaico del verbo, a partire dalla grande tradizione omerica o aedica.
L'opera di Heidsieck richiama la sperimentazione del Futurismo ("Le parole in libertà" di Marinetti, "I rumori plastici" di Balla). Ma si spinge ancora più avanti: in poesia rompe alla lettera la lingua; nel collage mescola frammenti verbali e visivi. L'obiettivo è quello di creare un progetto poetico, aperto alle più diverse intenzioni linguistiche e performative. Nei nove lavori su carta presenti in mostra si intrecciano testi e bande magnetiche, tracciati grafici e microcircuiti: è la visualizzazione di una sonorità virtuale, di una strumentazione elettronica che dilata "Il potere della parola". Spacagna cerca la dimensione prima e primaria di ogni espressione umana. Come faceva Isidore Isou, scompone la parola e separa le lettere tra