Francesco_MagagninoMancano due settimane al prossimo TEDxVerona. In attesa dell'appuntamento del primo marzo alla Gran Guardia, abbiamo incontrato Francesco Magagnino, presidente di TEDxVerona, per farci raccontare lo spirito e la storia di questa realtà giovane e all'insegna dell'innovazione. TED (Technology Entertainment Design) è il nome di un'associazione non-profit californiana nata nel 1984, che ha come scopo quello di organizzare annualmente conferenze dedicate a "idee che meritano di essere diffuse". Da qualche anno l'associazione concede la licenza per poter realizzare versioni locali delle conferenze TED: i TEDx, appunto.

Per prima cosa, partiamo dalle motivazioni. Cosa ti ha convinto della necessità di organizzare un TEDx in una città come Verona?

La cosa è nata quasi per gioco, un paio d'anni fa, in una pizzeria-kebab di Borgo Venezia. Con un paio di amici avevamo voglia di fare qualcosa di diverso per la città e ci siamo detti: perché non portiamo il TED a Verona? Eravamo appena tornati da un'iniziativa sugli open data a Bologna, e sentivamo il desiderio di attivare anche noi questo mondo di innovazione. Poi l'idea si è sviluppata nel tentativo di creare una comunità di persone che si riconoscessero nei temi dell'innovazione. Che è una parola molto abusata al giorno d'oggi, ma che, per quanto mi riguarda, è tuttora molto valida! Quello che dico sempre è che TEDx non è un semplice evento, ma è il momento dell'anno in cui questa comunità con base a Verona (ma non solo) può fare network e costruire valore aggiunto, creando interazioni tra soggetti che in genere non si parlerebbero. Noi abbiamo un target veramente amplissimo! Al TED vengono universitari, ma anche imprenditori, manager e insegnanti... In una città come Verona, per me, c'è un enorme potenziale. Ma allo stesso tempo è un po' come se tutti rimanessero scollegati l'uno dall'altro. TEDxVerona non si pone in concorrenza con nulla, ma vuole essere proprio quel nodo centrale che finora è mancato.

Per la scorsa edizione, il tema è stato "Lateral thinking". Quest'anno invece avete scelto "Beyond the wall". Quale linea unisce queste due grandi tematiche, e come esprimono lo spirito di TED?

Ogni TEDx ha un titolo che dà un tema: alcuni TEDx scelgono dei temi che connotano molto specificatamente un ambito di interesse (come il TEDx di Roncade l'anno scorso, che era dedicato alla Biodiversità). Noi invece abbiamo fatto la scelta di utilizzare il tema del TEDxVerona come una specie di sottotitolo del TED stesso, e quindi come una declinazione del significato di innovazione. Lateral thinking e Beyond the wall esprimono lo stesso concetto: quando esci dalla tua zona di comfort, quando vai oltre gli steccati. Innovazione e curiosità: sono le parole chiave che ci mettono insieme.

Dodici relatori, tutti in una giornata. Tra i nomi finora anticipati troviamo un musicista e un esperto di biotecnologie, ma anche una campionessa paraolimpica e un'esperta di business e telecomunicazioni. Come siete arrivati a definire questa rosa di partecipanti, e in quale modo le loro testimonianze ci permetteranno di guardare "oltre le mura"?

Siamo partiti quattro mesi fa con una lista di quasi duecento nomi, che abbiamo raccolto sul web, che ci sono stati sollecitati da contatti vari, o che si sono autocandidati. Un po' alla volta siamo andati a scremare, in primo luogo basandoci sulla logica dell'eterogeneità, perché per noi è indispensabile avere uno spettro di situazioni molto diverse, facendo anche una divisione il più possibile equa in termini di sesso e di età. E poi, ciò che noi sempre cerchiamo è qualcuno che abbia delle idee interessanti, che valgono la pena di essere condivise, ma che sappia anche raccontarle. Questa è una caratteristica determinante di TED: ad alcuni non piace, ma il limite (o potenziale) del nostro format è che se da un lato c'è sempre del contenuto, dall'altro c'è anche la logica dello storytelling. Quello che abbiamo fatto l'anno scorso e che cerchiamo di fare anche quest'anno, è di individuare la storia assieme ai relatori: non devono averla già pronta, ma è proprio scavando e parlandoci assieme, che si riesce a individuarla.

La sede di TEDxVerona resta sempre la Gran Guardia, ma quest'anno vi siete aggiudicati la Sala principale del Palazzo. Una location suggestiva e prestigiosa, ma che non sembra essere ancora sufficiente per soddisfare le richieste di partecipazione. Se l'anno scorso i biglietti erano andati esauriti nel tempo record di 9 minuti, quest'anno sono bastati solo tre giorni! Come ti spieghi un simile successo?

Spiegarlo è difficile. Evidentemente c'è voglia di questo tipo di eventi. C'è la necessità di incontrarsi. Anche se nel frattempo c'è stato un salto: l'anno scorso, essendo a numero più ridotto, c'era soprattutto un forte senso di comunità. Quest'anno, siccome c'è anche una componente di show, molte persone vengono al TED come a uno spettacolo teatrale. E credo sia anche perché Verona è una la città che ha voglia di cose nuove, ed è sempre pronta a scoprirle. Penso per esempio alle iniziative di una realtà come Idem, che qui riempiono i teatri! Ma TED sta avendo successo un po' dappertutto, perché c'è questa voglia diffusa di incontrarsi, di condividere esperienze, e di farlo in modo nuovo. In modo se vuoi anche "leggero", ma comunque facilmente approcciabile. E credo sia questa la formula del successo di TED.

Ma l'aspetto più sorprendente del vostro successo nella vendita dei biglietti, è che la gente ha comprato prima ancora di sapere i nomi dei relatori!

È un esperimento che abbiamo fatto quest'anno. Nel TED, quello originale che ora fanno in Canada, i biglietti vengono messi in vendita un anno prima! Insomma, si è creato rapporto di fiducia tra gli organizzatori e questa "comunità" che ruota attorno al TED. Non mi stancherò mai di dirlo: TED non è solo un evento, ma il riconoscersi in una comunità. Non sono solo i relatori che parlano, ma è anche il networking che vi si crea attorno. Sono anche i momenti delle pause, e quest'anno abbiamo lavorato tantissimo per poter fare la stampa dei badge per tutti, di grandi dimensioni secondo la logica TED. Che è quella di semplificare e rendere più agile l'interazione tra le persone.

TEDxVerona esprime un'idea nata oltreoceano, ma s'inserisce anche all'interno di una "rete" nazionale in decisa crescita. Lo scorso luglio hai partecipato al primo TEDx Italian Gathering, dove settanta organizzatori TED hanno condiviso le loro esperienze. Che impressione ne hai avuto, e quali suggestioni ne hai tratto in vista della preparazione di questo nuovo evento veronese?

È stata un'esperienza molto interessante. Occorre dire che non esiste ancora un network italiano. Il primo evento nazionale è stato appunto quello di Roncade a H-Farm e – lo dico con un pizzico di orgoglio – è stato proprio il gruppo di Verona a organizzarlo! Sollecitati dal nostro partner Cattolica (che collabora con H-Farm), abbiamo pensato assieme questa idea. Secondo me è utile che si crei un network italiano, proprio perché permette di mettere assieme esperienze simili. Durante questo Gathering abbiamo fatto due giorni di "formazione autogestita", quindi ogni TEDx approfondiva un tema a favore degli altri (come gestire gli speaker stranieri, come far fronte agli aspetti burocratici, come formalizzare la propria organizzazione...).

In questi due anni è anche evoluto il team degli organizzatori veronesi. Quanti siete, come vi siete ritrovati, e come lavorate in genere?

Siamo diciannove. L'anno scorso eravamo meno, una decina, e non c'è stata una vera selezione dei collaboratori. All'inizio eravamo in tre o quattro, e ci conoscevamo più o meno tutti, poi abbiamo iniziato ad allargare ciascuno le proprie reti di relazioni, tramite il Web e i Social Network. Molte delle persone che sono entrate nel team quest'anno erano i volontari che ci aiutarono il giorno dell'evento nel 2014. Quest'anno invece avremo una ventina di volontari per l'evento (e sul sito internet abbiamo avuto quasi duecento adesioni!). Come lavoriamo? Tanto Internet, tanto WhatsApp e strumenti informatici come Basecamp, ma anche Skype e Hangout. Anche perché viviamo in città diverse ed è davvero difficile trovarsi in uno stesso luogo per fare riunione!

Una delle note positive di questa nuova edizione di TEDxVerona è anche l'aumentato numero di Sponsor, con il patrocinio di Comune e Università. Che tipo di incidenza sta avendo questa vostra iniziativa nell'ambito cittadino, tra pubblico e privato?

L'accoglienza è ottima! Quest'anno abbiamo allargato il numero di sponsor semplicemente perché l'evento è più grande. C'è stato tanto interesse, ma tanto è anche dipeso dalle persone con cui siamo riusciti a parlare. Nel senso che se si trovano delle persone sensibili a questo tema e che conoscono TED, se ne innamorano subito. Se invece si trovano persone un po' meno proattive, più adagiate sulla loro vita lavorativa (e che magari ci guardano un po' più perplesse), allora diventa davvero difficile! C'è uno sponsor, ad esempio, che quest'anno non siamo riusciti a coinvolgere perché ci ha chiesto in anticipo il programma e cosa avrebbero detto gli speakers... TED è un evento che bisogna capire! Quando ci considerano come un evento classico, che rispetta gli standard, è difficile che si crei il dialogo.

La scorsa edizione era stata introdotta da un video mozzafiato, realizzato con i droni in volo su Verona. Quest'anno vi siete ancora affidati al videomaker Roberto Mettifogo, che però ha giocato sul fattore tempo, con slow motion, sequenze accelerate e invertite. Protagonista è sempre Verona, ma ad essa vi aggiungete voi, il team organizzatore. Come si è sviluppato questo concept?

Il video dell'anno scorso è stato un successo straordinario! Ovviamente quest'anno dovevamo cercare di fare qualcosa che non rincorresse il successo passato. E quindi abbiamo pensato di cambiare completamente approccio, usando sempre gli elementi più interessanti della tecnologia, per esempio il time-lapse e l'hyperlapse, tecnologicamente interessanti dal punto di vista delle riprese, per presentare la città in modo diverso. Quest'anno ci siamo aggiunti noi, anche se inizialmente non dovevamo essere così presenti, ma il meteo ha imposto una direzione un po' diversa alle riprese... Quello che volevamo rappresentare, comunque, è questo insieme di persone che si avvicinano alla Gran Guardia, per costruire assieme il nuovo TEDx. E speriamo di esserci riusciti nel migliore dei modi.

Verona, 12 febbraio 2015

   Simone Rebora

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