giovedì 29 novembre alle ore 18.00
nella sede della Società Letteraria tradizionale incontro con il pubblico.

giovedì 29 novembre in serata  la consegna del Premio durante la tradizionale cena conviviale in onore di de Bortoli, alla presenza della autorità cittadine, degli apostoli e dei rappresentanti della realtà culturale e industriale veronese.

Nel corso della cena Giorgio Gioco consegna  il premio (una scultura in bronzo raffigurante una melograna, simbolo di saggezza, realizzata dallo stesso Gioco con la tecnica a cera persa) e l’amministratore delegato di Montblanc Italia una preziosa penna stilografica Montblanc ad edizione limitata.


LA STORIA DEL PREMIO

 

“Se fossi vissuto a Verona, invece del Premio Bagutta avrei fondato il Premio dei 12 Apostoli”. Questa dichiarazione, diventata ormai celebre nella storia del premio, è stata scritta dal giornalista Orio Vergani nello storico libro delle dediche, nell’ormai lontano 1937.

A leggere quell’intrigante frase, seduti a un tavolo conviviale,  erano Franco, Giorgio Gioco e lo scrittore e amico di famiglia, Cesare Marchi.

Correvano gli anni ‘60 e proprio in quel contesto, sull’onda di quella frase scritta, come pochi sanno a 4 mani con il pittore Vellani Marchi, si accese l’entusiasmo e il desiderio di concretizzare il significato delle parole impresse sull’inchiostro.

Naque così, nel 1968, la Prima edizione del Premio 12 Apostoli, e se ne costituì la giuria, appunto da 12 Apostoli, scrittori, letterali, giornalisti di spessore nazionale. Premio in palio, una prestigiosa scultura del maestro Gino Bogoni, raffigurante l’ultima cena.

Di concerto, i 12 Apostoli dovevano individuare un giornalista-scrittore all’altezza di tale premio; unica clausula, un’opera recente, nel corso dell’anno possibilmente, nelle librerie.

Il primo a ricevere questo riconoscimento fu Nantas Salvalaggio con il libro, Il letto in piazza.

Dalla stampa veniva chiamato un antipremio perché non era previsto alcun compenso in denaro né concretamente né espresso denaro nello statuto, peraltro mai redatto. Ma era soprattutto ricordato per la genuinità dell’evento e per la qualità “dell’apostolato”: da Indro Montanelli, IL giornalista italiano, ad Enzo Biagi a Giulio Nascimbeni.

Nel corso degli anni il premio prese forza e vigore, oltre che spessore e oltrepassò gli argini della scena locale per radicarsi come premio letterario nazionale. E’ stato e continua ad essere un momento culturale importante per Verona ed è sufficente scorrere i nomi dei premiati nelle varie edizioni per poter facilemente constatare che anche il grande Orio Vergani, inconsapevole ispiratore, sarebbe probabilmente più che soddisfatto.

Ogni edizione una festa, il menù della cena conviviale era studiato appositamente attorno a libro e al suo autore.

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