30 Years | 30 Works

30 Years | 30 Works

30 opere per festeggiare 30 anni di  attività della Galleria La Giarina che apriva giusto 30 anni fa con una rassegna legata al cinema fantastico, “Fantasy Film Expo”. Era l'inizio per la direttrice Cristina Morato di una lunga avventura fatta di viaggi iniziatici, incontri con guide mitiche, superamenti di prove: un itinerario paradossale, dato che si parla di una galleria e, come tale, di un luogo con precise regole, programmi, bilanci.

Ma se la direttrice dello spazio è una figura che si è formata investigando le mille anime di
Alberto Savinio, un artista in cui si conciliano sacro e profano, mito e aneddoto, sublime e farsesco,
si può capire anche come le esposizioni siano state spesso la ricerca di accostamenti incongrui e
inattesi, di relazioni celate e invisibili. Mai inseguimento di un orizzonte definito, tirato con il “filo
a piombo”, mai vocazione per simmetrie, corrispondenze, combinatorie preordinate. La Galleria ha
sempre aspirato a “trasportare a volo (il visitatore) in un altro mondo, in un altro livello di
percezione” (come avrebbe detto Italo Calvino).

Più volte si è trasformata letteralmente in uno spazio precario, aperto a trasfigurazioni fantastiche:
come nel caso della stanza dipinta di viola e iperdecorata di R. Zwillinger (1990) o della piscina con
tanto di “cadavere galleggiante” di Gligorov (2001); nello studio di un immaginario scultore
dell'ottocento di Manfredo Beninati (2010) o nel più recente “Bivacco” ligneo di Daniele Girardi...È
così che l'austero palazzo del '500, sede della galleria, da luogo che ospita opere si è tramutato in
opera esso stesso, da spazio è diventato materia.
Ma un altro incontro, in questo caso con un personaggio leggendario, ha influenzato le scelte e ilmodo di pensare e presentare l'arte da parte della gallerista: ed è stato quello con Arturo Schwarz, studioso di Dadaismo, Surrealismo, Kaballah, Alchimia, Arte tribale, ecc. La conoscenza delle
Avanguardie (e dei saperi alchemici) ha portato al bisogno di frantumare ogni omogeneità
rappresentativa, a disarticolare il mosaico del visibile in tanti fotogrammi. Niente prospettive
uniche, niente mito nietzschiano del “grande stile”. Niente sistema fisso, ma sentieri provvisori,
transitori: è quanto accaduto quando è stata affrontata la questione del “corpo come linguaggio
artistico” (“Shape your body”), un'operazione durata due anni (1993/1994) e che ha messo a
confronto le azioni provocatorie e sovversive degli artisti della Body Art storica con le esperienze
più giovani che esibivano una sinistra allegrezza mista a un'atmosfera da favola; come è quanto
accaduto quando si è indagata la voce innominabile degli scarti (“Il destino delle cose”, 2015),
mettendo in scena gli artisti del Nouveau Réalisme, gli “imballaggi” di Kantor, la poesia del
frammento di Schwitters e, accanto, lo sguardo pieno di seduzione e straniamento delle nuove
generazioni, il loro aggrapparsi agli oggetti abbandonati come fossero riminiscenze, epifanie
rivelatrici, cose che tornano a vivere sotto un altro segno. È diventato sempre più un modo di
affrontare il mondo dell'arte come un progetto destinato a rimanere incompiuto, anzi un modo che
continua a ridefinire l'ordine delle cose, dei luoghi, dei tempi.

E anche questa mostra “30 Years / 30 Works” (a cura di Luigi Meneghelli) non intende fermare la storia, ricapitolare le tante
stazioni attraversate. Sarebbe un elenco sterminato (127 le esposizioni personali o collettive,
centinaia gli artisti passati dalle stanze della galleria). Né, tanto meno, intende essere una
celebrazione o una rievocazione: fosse così, avrebbe il senso del rito, della cerimonia
commemorativa. Mentre i trenta artisti scelti documentano un intreccio di linguaggi, di piani
temporali lontani, di tecniche e di strumenti eterogenei. Le loro opere si sfiorano, si confrontano, si
specchiano, facendo sorgere imprevisti significati. Passandovi in mezzo, assistiamo alla migrazione
di motivi, di ipotesi, di composizioni da un artista ad un altro, a un altro ancora. In questo festoso
incontro qualsiasi logica di sviluppo lineare è saltata, in favore di una cartografia eccentrica. Qui
vige la legge del desiderio, della mobilità, della visionarietà. E ogni visitatore è invitato a farsi
artefice del proprio sogno. Con la leggerezza e il disincanto degli artisti Fluxus, tanto legati alla
galleria, i quali sostenevano che “tutto è arte e tutti possono farla”.
Ironicamente, democraticamente.

Elenco dei 30 artisti le cui opere sono presenti in mostra:
E. BAJ, V. BENDINI, M. BERMAN, A. BIANCONI, C. BRASCA, D. COLTRO, C. COSTA, W. DELVOYE, S. DIENES, J. DUPUY, K. FRIEDMAN, F. GARBELLI, D. GIRARDI, D. GIUNTA, A. HANSEN, M. HENRY, E. JANNINI, T. KANTOR, MAN RAY, A. MONDINO, C.  MOORMAN, A. NARDI, H. NITSCH, B. PATTERSON, S. PICATOSTE, L. RAFFAELLI, T. SCIALOJA, K. SCHWITTERS, D. SPOERRI, S. TESSAROLLO    
    

Caratteristiche dell'evento

Inizio evento 07-10-2017 18:30
Termine evento 27-12-2017 00:00
Luogo Galleria la Giarina
Categorie degli eventi ARTE E MOSTRE