Non c'è più orizzonte

Non c'è più orizzonte

“Non c'è più orizzonte”, la mostra curata da Luigi Meneghelli, vive di scorci abbandonati, architetture sospese, linee tracciate alla cieca: in un clima cioè dove non c'è più nulla di risolto o definito, ma si passa solo attraverso idee di transito, di stupore, di perdizione. È come essere di fronte a paesaggi che si trasformano sotto gli occhi e che diventano sempre più indecifrabili.

La rassegna intende proprio presentare opere che non contengono concetti prestabiliti, sicurezze di fondo, ma piuttosto la stessa idea di insicurezza che caratterizza il mondo di oggi: la frantumazione di ogni progetto, l'esplosione di ogni forma, il più radicale occasionalismo. Basterebbe osservare qualche sequenza del film “Roads” del regista iraniano Abbas Kiarostami (Teheran 1940 - Parigi 2016): è tutto un inseguire strade di cui non si conosce la provenienza né la meta. Un confronto con il reale, sfiorandolo, tradendolo, inventandolo. Ma poi ci sono le tele di Andrea Bianconi (Arzignano, Vicenza 1974) ricoperte all'infinito di frecce  che vanno e vengono, disegnando fuochi d'artificio od ostruendo del tutto il campo visivo. Ci sono gli esserini fatti di spago di Alex Pinna (Imperia 1967), appena abbozzati e già presi in una frenesia che sembra evocare riti di lontananza e di segretezza. Per arrivare, in fondo,a quel viaggio nel nulla, nel tempo, (forse) in se stessi che è il deserto “costruito” da Ehsan Shayegh (Khash, Iran 1975): una geografia sterminata, un luogo impossibile da nominare.

Quattro artisti con quattro linguaggi diversi, ma per arrivare a dare testimonianza di precari equilibri, di dimensioni ulteriori, lì dove prendono senso anche gli strappi e gli squarci del vivere; ma soprattutto lì, dove sorge il mistero di uno spazio che non ha confine, e di un tempo che si dà come mescolanza vertiginosa di tempi, eventi, cose. E poi su tutto si diffonde la musica “Buco nero a terra” di Moein Fathi (Teheran, Iran 1993): suoni e canzoni, eseguiti sia con strumenti elettronici che con strumenti tradizionali, come a voler accostare i ritmi orientali a quelli occidentali e, in qualche modo, abolire la lontananza, a favore di una incomparabile  immensità.

Caratteristiche dell'evento

Inizio evento 01-02-2020 15:30
Termine evento 02-05-2020 19:30
Luogo Galleria la Giarina
Categorie degli eventi ARTE E MOSTRE