FAI_Lazzaretto_Coro_Marcelliano_Marcello_2012sabato 15 Settembre 2012 ore 20.45 Porto San Pancrazio – Località Lazzaretto - ingresso libero

 

Proseguono gli appuntamenti dell’iniziativa FAI L’ESTATE AL LAZZARETTO che tanto seguito ha raccolto nei mesi scorsi, con Concerto in Bronzo, un progetto a cura di Patrizia Arduini Bogoni, che sabato 15 Settembre alle ore 20.45 vedrà, nella suggestiva cornice del Parco dell’Adige, all’interno del cinquecentesco Lazzaretto di origine Sanmicheliana, il percussionista Francesco Sguazzabia - nome d’arte “Sbibu” - interpretare e far risuonare le sculture bronzee di Gino Bogoni, in una performance visiva e sonora che impegnerà anche la coreografa Maria Giuliana Gardoni, Zeno Fatti alla tromba, David Cremoni alla chitarra, Luca Donini al sax e l’attore Massimo Totola, nel raccontare al pubblico la vita e le opere dello scultore veronese Gino Bogoni.

 

FAI L’ESTATE AL LAZZARETTO è un’iniziativa voluta dalla Delegazione veronese del FAI - Fondo Ambiente Italiano Nazionale, in collaborazione con diverse associazioni locali e nazionali presenti sul territorio - Amici della Bicicletta, Pro Loco Lazzaretto, Comitato FIASP di Verona, Legambiente Volontariato Verona, Patrizia Arduini Bogoni, WWF Verona, Italia Nostra, Associazione Carnevale Porto S. Pancrazio, Gruppo Alpini Borgo S. Pancrazio; gode del Patrocinio del Comune di Verona - Assessorato all’Ambiente ed è tesa a tutelare, valorizzare e riqualificare questa area del Parco dell’Adige che, sotto il profilo storico artistico e ambientale, è stato oggetto del protocollo d’intesa sottoscritto lo scorso Aprile dal Comune di Verona e dal FAI nazionale, che si impegnerà nel restauro e valorizzazione del complesso monumentale del Lazzaretto.

 

PROSSIMI APPUNTAMENTI

 

SABATO 22 SETTEMBRE, ore 15.30

Bird watching al Parco dell’Adige

Organizzazione: WWF Verona, con l’ornitologo Riccardo Bombieri

Ritrovo al Lazzaretto

 

SABATO 29 SETTEMBRE, ore 15.30

Porto S. Pancrazio: storia, architettura e urbanistica di un borgo

Organizzazione: Italia Nostra.

Ritrovo presso la Chiesa Parrocchiale di Borgo S. Pancrazio

Passeggiata didattica nel quartiere con visita esterna all’antica Chiesa di S. Pancrazio, Corte Dogana e Lazzaretto.

IL LAZZARETTO DI VERONA (brevi note)

Terzo in ordine di tempo dopo il Lazzaretto di Venezia del 1423 e quello della Milano sforzesca del 1488, il grande complesso veronese, di cui nel 1547 il Consiglio cittadino aveva approvato il progetto, ebbe una storia molto travagliata, che lo porterà a compimento soltanto nel 1628, in tempo appena utile a offrire alla città il suo fondamentale servizio durante la terribile peste del 1630. Il linguaggio e lo stile che contrassegnano quest’opera tanto importante e tanto bisognosa di cure, rimandano in modo inequivocabile al Sanmicheli (1484–1559). A cominciare dall’aspetto di fortezza assunto dal complesso sormontato da merlature e vigilato da quattro torri angolari, che ricordano da vicino le costruzioni militari di cui egli era grande maestro.

Come ancora si può constatare, il luogo scelto per la sua realizzazione non poteva essere più felice: un’ansa dell’Adige nei pressi del borgo di San Pancrazio, dove il fiume, che ormai aveva superata la città, la poteva ben preservare da ogni possibile contagio; l’adiacenza con la sua sponda; la via d’acqua che ne facilitava enormemente l’accesso, la quota relativamente bassa del terreno che, di tanto in tanto, le esondazioni del fiume potevano completamente “ripulire”.

Dal punto di vista planimetrico il Lazzaretto si configurava come un enorme complesso rettangolare, al cui centro è ancora presente un delizioso tempietto circolare. I quattro lati del rettangolo si configuravano come un loggiato a un piano a guisa di gigantesco chiostro formato da cinquantuno archi sui lati più lunghi e da ventiquattro su quelli più brevi, su cui si aprivano centocinquantadue celle, ciascuna delle quali dotata di servizio igienico, di un camino per il riscaldamento e, tramite un corridoio coperto lungo l’intero complesso, resa facilmente accessibile dai medici e dagli addetti ai servizi. Rivelando in tal modo un criterio di igiene e di cura assolutamente all’avanguardia.

Anche se nemmeno per il tempietto si abbia alcun documento atto a provarne il progetto Sanmicheliano, gli elementi di cui esso si costituisce ne contraddistinguono tuttavia, e con evidenza, il linguaggio. E’ costituito da due colonnati concentrici, l’interno dei quali sorregge un tamburo cilindrico un tempo sormontato da una cupola, una lanterna e, in fine, dalla statua di San Rocco (il santo protettore dei malati di peste), mentre quello esterno regge , ancora oggi, un tetto spiovente le cui falde si raccordano al tamburo centrale. Entrambi i colonnati sono composti da otto colonne ciascuno, intervallate da quattro pilastri a sezione quadrata in cui andavano a infilarsi i muri di barriera che dividevano il complesso ospedaliero in quattro invalicabili settori di analoghe dimensioni che, rispettivamente, erano riservati a uomini, donne, ammalati gravi, convalescenti: perché, grazie alla solerzia delle cure, al Lazzaretto, si poteva anche guarire!

Anche la complessa e rigorosa struttura del tempietto presuppone un’intelligenza creativa che rimanda direttamente al grande architetto veronese che, grazie a un approfondito studio dell’architettura vitruviana, era perfettamente all’altezza di concepire una simile opera. La forma monoptera a tholos del tempietto è infatti in grado, coi due anelli di colonne perfettamente in asse, di sostenerne il tetto, di ricavare una congrua copertura all’altare e, soprattutto, di assicurare a ciascun malato, nonostante la presenza drastica e imponente dei muri divisori che proprio lì vanno a concludersi, la completa visibilità del luogo sacro e, pertanto, la sua partecipazione al rito religioso da cui ricevere conforto: assolvendo così, attraverso la qualità dell’architettura, al ruolo fondamentale a cui l’opera era preposta; e mostrando altresì che le nozioni di “radiazione” e di “trasparenza” tanto evidenti nell’architettura sanmicheliana, anche nel Lazzaretto veronese risultano presenti.

Utilizzato come deposito di munizioni da parte dell’esercito tedesco, al momento della ritirata di quest’ultimo, il Lazzaretto venne letteralmente preso d’assalto dall’affamata popolazione del borgo di San Pancrazio che, per appropriarsi di preziosi bozzoli di ottone, ne sparse incautamente le polveri dando luogo a una terribile deflagrazione. Numerosi furono i morti, l’intera struttura sanitaria venne distrutta e, nonostante i danni subiti, soltanto il tempietto centrale resse comunque l’urto.Da allora numerosi furono gli interventi di restauro a cui il monumento venne meritoriamente sottoposto, mentre nessuno di essi riguardò le celle perimetrali, le cui murature in rovina che ancora possono celare bossoli inesplosi, attendono da anni la necessaria bonifica.

Grazie alla convenzione recentemente stipulata con il Comune di Verona, sarà ora il Fondo dell’Ambiente Italiano ad assumersi l’impegno di gestire e di valorizzare questo bene tanto prezioso quanto dimenticato. A partire da alcune prime azioni, quali la messa in sicurezza del sito attraverso la sua integrale bonifica e l’installazione di telecamere; una passerella sull’Adige che ne rompa l’isolamento collegandolo con l’opposta riva del fiume e con il vivace centro culturale di Villa Bernini Buri; il restauro del tempietto e, grazie ai precisi disegni ottocenteschi in nostro possesso, la possibile ricostruzione di alcuni elementi della struttura sanitaria perimetrale ( alcune cellette potrebbero dare l’idea del suo funzionamento e l’astanteria garantire uno spazio coperto per future attività); grazie alla storia e alla naturalità del luogo, l’avvio di molteplici e diversificate iniziative culturali improntate alla salute, che potranno spaziare dalle passeggiate all’aria aperta o dalle informazioni di carattere alimentare, a veri e propri corsi di prevenzione o di recupero, e altro ancora.

 

Per informazioni FAI L’ESTATE AL LAZZARETTO:

DELEGAZIONE FAI VERONA

via A. Sciesa 11 (c/o Agenzia Viaggi IOT)

lunedì-giovedì ore 10,00-12,30

tel. 045 597 981, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

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