antonio_albanese
Lunedi 24 - Martedi 25 - Mercoledi 26 Marzo 2014  ore 21,00 Teatro Nuovo

con Antonio Albanese
regia Giampiero Solari
testi di Antonio Albanese, Michele Serra, Piero GuerreraBEA s.r.l.
Rassegna Divertiamoci a Teatro

 

La realtà diventa teatro attraverso Epifanio, L’Ottimista, il Sommelier, Cetto La Qualunque, Alex Drastico e Perego, maschere e insieme prototipi della nostra società, visi conosciuti che si ritrovano nel vicino di casa, nell’amico del cuore, in noi stessi.
Lo spettacolo riunisce alcuni tra i volti creati da Antonio Albanese: dall’immigrato che non riesce a inserirsi al Nord, all’imprenditore che lavora 16 ore al giorno, dal sommelier serafico nel decantare il vino, al candidato politico poco onesto, dal visionario Ottimista “abitante di un mondo perfetto” al tenero Epifanio e i suoi sogni internazionali.
In scena uomini del Sud e del Nord, uomini alti e bassi, grassi e magri, ricchi e poveri, ottimisti e qualunquisti. Maschere irriverenti e grottesche
specchio di una realtà guardata con occhio attento a carpirne i difetti, le abitudini e i tic.
Una galleria di anti-eroi che svelano un mondo fatto di ossessioni, paure, deliri di onnipotenza e scorciatoie, ma dove alla fine anche la poesia trova posto.

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rigillo_rossiniSi chiude questa settimana la rassegna Il Grande Teatro al Nuovo di Verona. In scena Erano tutti miei figli, pièce del drammaturgo americano Arthur Miller, scritta pochi anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.

Il periodo può già suggerire la tematica complessa e impegnata, quando i vincitori iniziavano a fare i conti con tutte le perdite (anche di coscienza) che la guerra aveva comportato. Guardando al cartellone complessivo di questa stagione del Grande Teatro – sempre di alto livello, pur con qualche oscillazione – lo spettacolo si colloca insomma sulla linea già inaugurata a Gennaio da La torre d'avorio: un tema civile, legato agli orrori della guerra, che si pone come riflessione sulla natura umana nel suo complesso.

In questo caso la vicenda tratta il problema delle speculazioni senza scrupoli attuate dall'industria militare, con la cattiva coscienza di chi si è arricchito sul dolore e sulla morte degli altri. Miller ha voluto però portare il dramma su un piano universale, realizzando quella che è da molti considerata una trasposizione in ambito moderno del genere classico della tragedia. Il risultato è sicuramente di alto livello, ma la pretenziosità dell'obbiettivo si fa sentire a più riprese, appesantendo assai la fruizione del testo (non vi si cerchi il semplice intrattenimento!) e rendendo assai difficile il

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rigillo_rossini
da martedì 18 marzo (con inizio alle 20.45) a domenica 23 ore 16,00 Teatro Nuovo
di Arthur Miller
regia di Giuseppe Dipasquale
con  Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini

 

Un dramma famigliare ambientato nell’America della Seconda guerra mondiale, scritto da uno dei più rappresentativi autori statunitensi del secondo Novecento: Arthur Miller (1915-2005).

La stagione 2013-14 del Grande Teatro si conclude con Erano tutti miei figli (All my sons) in scena al Nuovo da martedì 18 marzo (con inizio alle 20.45) a domenica 23, per la regia di Giuseppe Dipasquale e con Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini come protagonisti.
Proprio con questo testo – amaro ritratto della spregiudicatezza di certi ambienti industriali del suo Paese – datato 1947, Miller ottenne il suo primo successo teatrale e l’importante premio Tony Award (il corrispettivo, a teatro, degli Oscar). L’anno successivo, la pièce ebbe una versione cinematografica che vide nei ruoli principali Edward G. Robinson e Burt Lancaster diretti da Irving Reis. Solo due anni più tardi, nel 1949, sarebbe arrivato quello che viene ritenuto il capolavoro di Miller, Morte di un commesso viaggiatore. Scritto in sole sei settimane, il dramma gli valse il premio Pulitzer e due Tony Award. Salutato dalla critica del tempo con accenti trionfalistici, conquistò anche il pubblico, tanto che andò

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Terramara_154

 

venerdì 28 alle 20.45 Teatro Camploy
compagnia di danza Abbondanza/B ertoni
rassegna l'Altro Teatro

Con Terramara, spettacolo di danza che esalta la “mediterraneità” della Sicilia, prosegue  la rassegna L'altro teatro organizzata dal Comune di Verona in collaborazione con Arteven.

La coreografia (su musiche di Johann Sebastian Bach, Gabriel Yared e motivi della tradizione popolare siciliana, rumena, indiana e ungherese) è di Michele Abbondanza, gli interpreti sono Eleonora Chiocchini e Francesco Pacelli, la cura del riallestimento è di Antonella Bertoni.

La messa in scena di questo capolavoro di Abbondanza del 1991 è nell’ambito del progetto RIC.CI / Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni ‘80/ ’90 che si avvale della direzione artistica di Marinella Guatterini.

«Ricordo da piccolo, quando mio padre – sottolinea il coreografo – mi offriva certe arance arrivate dal sud e con orgoglio ostentava il fatto che avessero "i figli", spicchi più piccoli gonfi di succo, attaccati ai grandi spicchi che formavano il frutto. Ricordo ancora quanto fossero per me "speciali" quelle piccole parti, più preziose del tutto, tanto da apparire e quindi essere più buone. Dopo i "lavori-scuola" con Carolyn Carlson e quelli collettivi con i Sosta Palmizi, di questo primo lavoro "in solitaria" del 1991 ricordo proprio l'esplosione dell'immaginazione che sentivo poter espandersi intensamente come – conclude Abbondanza –

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20131201-tutta-colpa-di-eva-teatro-verona

 

scritto e diretto da Alberto Rizzi
Ippogrifo produzioni
In occasione della Festa della Donna, sei date a ingresso libero . Un testo che parla di stalking, di mobbing, di menzogne, di anaffetività. Di temi forti, e pregnanti di attualità.
Scevra di ogni buonismo e perbenismo, la commedia non si permette di esprimere giudizi né di ritagliare affrettate condanne. Solleva invece domande scottanti: spinge a riflessioni crude. Esprime, con un linguaggio che risponde alla quotidianità (come di consueto nelle produzioni di drammaturgia di Rizzi), uno spaccato di vita di Donne e Uomini in un “prima dell’EVITABILE”.


Tutta colpa di EVA è un testo che parla di stalking, di mobbing, di menzogne, di anaffetività. Di temi forti, e pregnanti di attualità. Scevra di ogni buonismo e perbenismo, la commedia non si permette di esprimere giudizi né di ritagliare affrettate condanne. Solleva invece domande scottanti: spinge a riflessioni crude. Esprime, con un linguaggio che risponde alla quotidianità (come di consueto nelle produzioni di drammaturgia di Rizzi), uno spaccato di vita di Donne e Uomini in un presunto “prima dell’EVITABILE”. Prima di quello che drammaticamente potrebbe diventare, forse o persino, femminicidio.

Venerdi 25 Febbraio
TUTTA COLPA DI EVA Ingresso Libero ore 21 Centro TOMMASOLI Via Perini, 7 Verona
Venerdi  7 Marzo
TUTTA COLPA DI EVA
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BALLATA_DI_UOMINI_E_CANI
dal  4 al 9 marzo  2014  Teatro Nuovo
di e con Marco Paolini
dedicata a Jack London
musiche originali composte ed eseguite da Lorenzo Monguzzi con Angelo Baselli e Gianluca Casadei
Rassegna il Grande Teatro
 

chitarra e voce Lorenzo Monguzzi
clarinetto Angelo Baselli
fisarmonica Gianluca Casadei
consulenza e concertazione musicale Stefano Nanni
animazione video di Simone Massi
disegno luci Daniele Savi e Michele Mescalchin
consolle audio Gabriele Turra
consolle luci Michele Mescalchin
assistenza tecnica Graziano Pretto
direzione tecnica Marco Busetto
elementi scenici, illuminotecnica e fonica: Ombre Rosse, Slack Line Lab
produzione Michela Signori, Jolefilm
Lo spettacolo è stato realizzato grazie al sostegno di Trentino spa – I suoni delle Dolomiti

Ballata di uomini e cani è un tributo a Jack London.
A lui devo una parte del mio immaginario di ragazzo, ma Jack non è uno scrittore per ragazzi, la definizione gli sta stretta. È un testimone di parte, si schiera, si compromette, quello che fa entra in contraddittorio con quello che pensa. È facile usarlo per sostenere un punto di vista, ma anche il suo contrario: Zanna Bianca e Il richiamo della foresta sono antitetici. La sua vita è fatta di periodi che hanno un inizio e una fine e non si ripetono più.
Lo scrittore parte da quei periodi per inventare storie credibili dove l’invenzione affonda nell’esperienza ma la supera.
La produzione letteraria

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