fotografie Antonella Anti

Da quest'anno, al tradizionale Premio, si affianca un'iniziativa parallela che prende il nome di “Riconoscimento all'Arte”. E la prima edizione va al pianista e compositore Giovanni Allevi, autore tra l’altro del libro: “La musica in testa”, dal quale emerge una particolare ricchezza intellettuale declinata con semplicità e simpatia.


Vincitore del Premio 12 Apostoli – Montblanc 2008 è il giornalista e scrittore Giovanni Minoli con il libro Opus Dei; un'indagine senza pregiudizi sull'organizzazione religiosa più chiacchierata e meno conosciuta che contiene anche un dvd con una biografia filmata di Josemarià Escrivà e un'intervista esclusiva al cardinale Herranz, già segretario del fondatore dell'Opera.
La giuria del Premio ha individuato in Giovanni Minoli il giornalista divulgatore attraverso i programmi di Rai Educational di cui è direttore. Dal 1996, infatti, come direttore di RaiTre ha sdoganato e regalato al grande pubblico temi e materie importanti e spesso complessi, portando in prima serata la medicina con Elisir, la storia con La Grande Storia, l'economia con Maastricht Italia. Minoli è l'ideatore di una tivù di qualità, in dichiarata controtendenza con i nuovi programmi a basso costo e dall'inesistente valore educativo, sempre più diffusi. Il successo de La storia siamo noi gli è valso il Premio Ilaria Alpi 2003, Premio Regia Televisiva 2005 e il Premio Ischia al miglior

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ore 21

ACOUSTIC MASADA

John Zorn (sax alto), Dave Douglas (tromba ), Greg Cohen (contrabbasso), Joey Baron (batteria)



JOHN ZORN – MIKE PATTON DUO

John Zorn (sax alto), Mike Patton (voce)

A vent’anni esatti dal suo esordio a Verona Jazz e a undici dal suo corrosivo concerto in trio con i Painkiller, John Zorn torna al Teatro Romano per una serata che si preannuncia all’insegna della grande musica, ma anche del paradosso. Sul palco si alternerà in due distinti e diversissimi set alla guida del quartetto Masada (per la prima volta a Verona) e in duo col cantante Mike Patton. I Masada sono uno dei progetti più interessanti, ispirati e acclamati dell’enorme mondo zorniano. Assieme all’instancabile altosassofonista e compositore ci sono alcuni dei protagonisti della scena Downtown di New York. Negli undici cd in studio e nei nove live che il quartetto ha realizzato tra il 1993 e il 2004 si ascolta un repertorio interamente scritto da Zorn e in cui sembra trionfare un equilibrio perfetto tra melodia, armonia klezmer e il jazz di Ornette Coleman. E proprio al leggendario quartetto del jazzista nero con Don Cherry, i Masada sembrano fare un esplicito riferimento sin dall’impostazione strumentale. Una formula che tocca picchi straordinari dal punto di vista espressivo ma che ha anche

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27 giugno 2008  ore 21


AKI TAKASE – SILKE EBERHARD DUO

Aki Takase (pianoforte), Silke Eberhard (sax alto, clarinetto, clarinetto basso)

La giapponese Aki Takase, che qualcuno ricorderà nel suo concerto-tributo a Fats Waller a Verona Jazz 2004, si è imposta a partire dalla fine degli anni Settanta grazie a una spiccata sensibilità musicale e alla sua interpretazione del jazz come musica aperta e lontana da ogni facile catalogazione. Se è infatti vero che i suoi collaboratori e mentori sono stati di volta in volta Lester Bowie, David Murray, John Zorn o Fred Frith, d’altra parte lei è sempre stata capace di calarsi in atmosfere cariche di un forte melodismo (come faceva ascoltare vent’anni fa nell’ottimo duo con la cantante portoghese Maria João) o di mostrare un notevole rispetto per la tradizione che ha sempre rivisitato con originale personalità. La giovane Silke Eberhard è emersa nel corso degli ultimi anni come un’interessante nuova voce nel sempre vivo panorama del jazz creativo berlinese. Allieva e collaboratrice di Dave Liebman, con Aki Takase aveva già lavorato nell’ambito del progetto April (con Terri Lyne Carrington, Anne Mette Iversen, Ingrid Jensen e Annie Whitehead). A Verona le due musiciste presenteranno Ornette Coleman Anthology, un omaggio al grande altossassofonista texano uscito da pochi mesi per l’etichetta Intakt. Un lavoro

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ore 21
 

STANLEY COWELL

Stanley Cowell (pianoforte)

Stanley Cowell, pur essendo un protagonista della musica afro-americana di notevole levatura, è una figura difficile da definire. In effetti il suo stile, in grado di richiamare allo stesso tempo la tradizione pre-boppistica, McCoy Tyner e tutta la carica vitale del pianismo free, sembra essere la migliore sintesi di una carriera vissuta senza distinzioni tra la tradizione moderna e l’avanguardia. Nato nel 1941 a Toledo, in Ohio, fu incoraggiato dal grande Art Tatum, che i genitori, musicisti e appassionati di jazz, ospitarono nella loro casa per alcune settimane. Dopo gli studi con Yusef Lateef e Roland Kirk venne in contatto con alcuni dei grandi del free di Chicago e suonò con Joseph Jarman e Marion Brown. A proprio agio in qualsiasi contesto jazzistico negli anni Sessanta si stabilì a New York e venne ingaggiato da Miles Davis che lo portò con sé in un tour di due settimane. Una delle tappe più importanti della sua vita artistica è stata senza dubbio l’incontro col trombettista Charles Tolliver, con cui nel 1969 stabilì un sodalizio formidabile: i dischi registrati in quartetto dai due rimangono delle chicche del jazz moderno, in cui be-bop e sviluppo di idee innovative trovano un terreno comune e fertile. A partire dalla seconda

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 fotografie Antonella Anti


ore 21

SANTANA LIVE YOUR LIGHT tour 2008

Carlos Santana (voce e chitarre), Tommy Anthony (chitarra e voce), Chester Thompson (tastiere), Benny Rietveld (basso), Dennis Chambers (batteria), Karl Perazzo (timbales, percussioni), Raul Rekow (congas, percussioni), Andy Vargas (voce), Tony Lindsay (voce), Bill Ortiz (tromba), Jeff Cressman (trombone)

Carlos Santana non è solo una leggenda vivente legata a Woodstock e alla saga rock dei tempi andati. Grazie ad un intuito formidabile e a un’innata capacità di rimanere in qualche modo un musicista “attuale” è sempre riuscito a ritagliarsi un’ampia fetta di mercato e di visibilità anche quando il sipario sulla mitologia rock calò definitivamente. Un esempio eloquente furono proprio i suoi due concerti in Arena nel maggio del 1984, quando si alternò sul palco con Bob Dylan. Del resto Santana è sempre stato in grado di rinnovarsi rielaborando, più che rinnegando, gli elementi del suo passato. Una continua rinascita che non ha mai perso nulla del latin-rock delle origini e che nei decenni ha mischiato il blues con la cultura esoterica dell’America centrale e dell’Oriente, con il jazz e con la moda, tramontata e risorta sotto diverse spoglie, della musica latina e chicana. Così la sua carriera ha conosciuto una rapidissima ascesa tra il 1967 e il 1970: dai locali a luci

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“BLOOD” ULMER / The Tempest D’AGARO - MARINI - BENNINK
 
18 giugno ore 21
 Corte Mercato Vecchio Verona

JAMES “BLOOD” ULMER
James “Blood” Ulmer (voce, chitarra)

La presenza di Ulmer a Verona Jazz 2008 si può a buon diritto considerare un’autentica “perla” del festival. Il chitarrista e cantante James “Blood” Ulmer (St. Matthews, Carolina del Sud, 1942) è uno dei personaggi più peculiari di tutta la recente storia musicale afro-americana. Protagonista di innumerevoli formazioni a fianco di grandi del jazz come Art Blakey, Joe Henderson, Paul Bley, Archie Shepp, Larry Young o Jimmy Smith, fu soprattutto grazie a Ornette Coleman, con cui suonò a più riprese a partire dai primi anni Settanta, che mise a punto una propria cifra stilistica ben definita. Il suo carattere è perfettamente in evidenza nelle sue numerosissime prove solistiche, che poco hanno a che fare con i grandi nomi del jazz sopra citati, ma che sembrano piuttosto identificarsi con una personalità dirompente e in uno stile sempre molto aspro, a cavallo tra improvvisazione jazz, rock, funk e blues elettrico; una musica che l’ha fatto definire da Bill Milkowski “un incontro perfettamente riuscito tra Albert Ayler e Skip James”. A Verona si presenterà da solo, in un concerto che si preannuncia un’occasione rara per ascoltarlo in tutta la sua straordinaria

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