canzoni_per_adulti2Una stilettata nei cuori...

È possibile che la vita ruoti sempre e inevitabilmente attorno all'amore? E che dell'amore si possa fare anche un perno su cui far ruotare la propria arte? Evidentemente, per Marco Ongaro, sì.

Ad un primo ascolto sembra che questo suo ultimo lavoro discografico sia un'autobiografia lirica. Al secondo ascolto si crede di intuire che Il Salvatore... sia proprio lui che, straziato dal bisogno incessante di indagare l'anima femminile e intuito il dolore che talvolta vi alberga, si prodighi per salvare tutte le donne bisognose d'amore. Forse anche il guascone D.J. (Don Juan) con la missione della conquista, è lui. A poco a poco cominciamo a vederlo, il nostro eroe, aggirarsi nel visionario albergo della vita di Feydeauniana memoria.

In un moto perpetuo apre porte e sgambetta trafelato per nascondere ipotetiche infedeltà, portare brioches all'ora di cena o lavare le tazze della colazione a Massaie annoiate e depresse... Ogni tanto, esausto, sente il bisogno di riposare passeggiando lungo i corridoi. A quel punto si concede di lasciarsi andare a piangere per la Piccola amica scomparsa o per gli agenti di Scorta di un grande uomo morti a causa dell'insensatezza del mondo. Ma ri-eccolo, non c'è niente da fare, subito riaffiora il ricordo dello sguardo dell'amore della stanza 284 e desidera non avere Risorse tecnologiche che gli facciano toccare il suo dolore. Per non parlare dell'ansia e della paura di perdere l'oggetto amato al di là della terza porta. Torna indietro e la vede, la Donna, con un pugnale a doppia lama nascosto sotto la calza, pronto a fendere un colpo nell'oscurità. Allora, per un po', si ferma dietro quella porta e l'amore diventa eterno e definitivo ed è pronto a giurare che se non potrà amarla, nessuno, al mondo, amerà più nessuno. Le elargisce però dei consigli... perché la fedeltà dona la serenità però il brivido leggero ed il palpito fugace, dentro al grigio, è come luce...

A questo punto non possiamo che simpatizzare col nostro eroe augurandoci che, come Clyde (quello di Bonnie) senza però il medesimo epilogo, continui a mordere avidamente la vita, rubare emozioni, tirare fendenti e... a bere dal calice dell'eternità.

Sì, forse è un disco autobiografico. Ma chi non parla del proprio mondo per cercare di parlare dell'universo? Tutti. Pochi però sanno farlo in maniera magistrale. Marco Ongaro, con la solenne leggerezza dei suoi testi accompagnati da melodie musicali senza tempo, è uno di questi. (S. T.)

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