paolini

Il cartellone di prosa dell'Estate Teatrale Veronese 2012 propone quattro titoli tre dei quali nell'ambito del Festival shakespeariano, nucleo storico della rassegna giunto quest'anno alla sua 64a edizione. Sempre più la manifestazione s'identifica dunque con la nostra città che non è solo il luogo dove si svolge la vicenda di Romeo e Giulietta ma compare in altri due capolavori di Shakespeare: La bisbetica domata e I due gentiluomini di Verona. Un'identificazione che attesta l'unicità di un festival che per continuità e storia non ha eguali a livello nazionale ed è secondo in Europa solo a quello di Stratford-upon-Avon. A conferma di questa sua vocazione shakespeariana, Verona "terrà a battesimo", tre grandi eventi legati al Bardo. Due di questi particolarmente rilevanti a livello nazionale. Uno è la messinscena, in prima assoluta, dell'edizione italiana di The Complete Works of William Shakespeare di Adam Long, divertentissimo spettacolo che è stato in scena a Londra per oltre quindici anni e assurto per questo ad autentico cult.

L'altro è la nascita, proprio al Teatro Romano dove metterà in scena La tempesta, della Popular Shakespeare Kompany diretta da Valerio Binasco, compagnia di giovani che nasce sulla scia del grande successo del Romeo e Giulietta prodotto dal Teatro Eliseo nel 2011 con, protagonisti, Riccardo Scamarcio e Deniz Ozdogan. Non da meno il terzo evento: l'atteso ritorno di Michele Placido che sarà il protagonista di Re Lear. Il celebre attore mancava dal Teatro Romano dal 1998 quando fu Petruccio nella Bisbetica domata. Prima del Festival shakespeariano sarà Marco Paolini, con una speciale ripresa del Milione dedicata all'Estate Teatrale, a inaugu-rare la sezione prosa 2012.

Col suo Milione, quaderno veneziano prodotto da Jolefilm Marco Paolini sarà al Teatro Romano dal 5 al 7 luglio. A quattordici anni dalla diretta televisiva trasmessa da Rai2 nel 1998, Paolini riallestisce questo spettacolo con una formula più sobria e più semplice ri-spetto a quella resa celebre dalle telecamere. Quanto Il Milione sia rimasto nella memoria della gente è lo stesso Paolini a sottolinearlo: «A ricordarmi in ogni occasione di questo spettacolo fatto all'Arsenale nel '98 sono soprattutto i veneziani. Mi chiedono il dvd, la videocassetta, un ricordo da tenersi. Lo spettacolo non è più in repertorio da tempo. L'anno scorso mi è però venuta voglia di riprenderlo, e l'ho fatto solo per Venezia, nei campi, per far festa alla città. Sono state serate molto belle. Così quest'anno ho deciso di riproporlo, ma solo a Verona, per l'Estate Teatrale Veronese a cui dedico questo speciale allestimento. Nello spirito del festival shakespeariano in programma dopo le mie serate, al racconto del Milione aggiungerò – conclude Paolini – alcuni sonetti del Bardo nella traduzione di I-sabella Panfido in veneziano». Come nell'edizione originaria, Venezia, il delicato oggetto d'amore di questo spettacolo, sarà presente "centimetro dopo centimetro" nei racconti "tessuti" da Paolini-Campagne (personaggio che è una via di mezzo tra Rustichello da Pisa e Marco Polo) nel tentativo di trascrivere storie ed orizzonti di questo nostro mondo. Ecco così, in successione, isole, paesi, mercati, caravanserragli, la Cina lontana, ma anche Mestre, Marghera, il Nord Est e la "terra delle villette" al di là della Tangenziale e della linea Maginot dei centri commerciali che separa Venezia dal resto del mondo.

A inaugurare il Festival shakespeariano, sarà, dal 12 al 14 luglio in prima assoluta, l'edizione italiana di Tutto Shakespeare in 90 minuti di Adam Long. Lo spettacolo, un autentico cult nella versione inglese, attendeva da tempo un'edizione italiana che non poteva non debuttare a Verona. Ne saranno protagonisti Zuzzurro e Gaspare. Accanto a loro Maurizio Lombardi, giovane attore di talento. L'adattamento sarà di Alessandro Benvenuti che insieme a Paolo Valerio curerà la regia. La produzione è di Artisti Associati e del Teatro Stabile di Verona che di The Complete Works of William Shakespeare (Abridged) ha acquisito i diritti per l'Italia. Definito irresistibile dal New York Times, è uno spettacolo, ha scritto il Today Show, "che se ami Shakespeare ti piacerà, e se lo odi ti piacerà lo stesso". Tutte entusiaste le numerose testate che in questi anni l'hanno recensito. Alcuni commenti: "Divertentissimo, vederlo per crederci" (Los Angeles Herald Tribune). "Gradevole all'inverosimile, magistrale!" (Los Angeles Times). Addirittura, per la Montreal Gazette, "il più divertente spettacolo che può capitare di vedere nel corso della vita".

Dopo il "battesimo" teatrale di un testo nella versione italiana, ci sarà quello di una compagnia: la Popular Shakespeare Company che dal 18 al 21 luglio metterà in scena La tempesta con la regia di Valerio Binasco, Ne saranno interpreti Filippo Dini, Deniz Ozdogan, Antonio Zavatteri, Nicola Pannelli, Fulvio Pepe, Gianmaria Martini, Andrea Di Casa, Fabrizio Contri, Gianpaolo Rappa, Roberto Turchetta, Simone Luglio e lo stesso Binasco. La produzione è di Oblomov Films e del Teatro Metastasio - Stabile della Toscana.

Dopo il debutto veronese la compagnia s'impegnerà a mettere ogni anno in scena uno spettacolo teatrale tratto da un testo classico. Un impegno per continuare a offrire al pubblico grandi testi in un momento in cui la crisi sta orientando il teatro sempre di più verso la messinscena di spettacoli di piccole dimensioni. In questa attesissima Tempesta il ruolo di Prospero sarà interpretato da Valerio Binasco, pluripremiato regista e attore, assurto in questi anni, in entrambi i ruoli, a una delle figure più rappresentative del teatro e del cinema italiani. Dopo gli spettacoli d'esordio con Franco Branciaroli, Binasco ha collaborato a lungo con Carlo Cecchi, tra l'altro nel pluriannuale progetto dedicato proprio a Shakespeare al Teatro Garibaldi di Palermo, un'esperienza entrata alla grande nella storia del nostro teatro. Dopo la direzione del Teatro Stabile delle Marche e tre anni nel ruolo di consulente artistico del Teatro Eliseo, Binasco ha deciso di seguire una strada libera e coraggiosa: quella di mettere in scena i testi che più hanno motivato la sua professionalità teatrale. Tra questi, per l'appunto, La tempesta, un dramma psicanalitico che Binasco intende "mettere in scena come se lo spettacolo non fosse mai esistito prima d'ora e soprattutto capendo fino i fondo i personaggi per farli essere reali".

Chiuderà il 64° Festival Shakespeariano Re Lear con la regia di Michele Placido e di Francesco Manetti. Lo spettacolo, prodotto da Ercole Palmieri e da Goldenart Production, sarà in scena dal 1° al 4 agosto.

«Lear – sottolineano i due registi – non è un testo, Lear è un mondo, è il Mondo, è la distruzione del Mondo, l'Apocalisse e la successiva, appena possibile, Rinascita. Al principio del XVII secolo diverse teorie tra cui quelle di Keplero, Galilei e Hobbes stavano prepotentemente rivoluzionando la maniera di vedere il mondo da parte dell'uomo. Improvvisamente la Terra non era più al centro dell'universo, diveniva una parte infinitesimale del creato. Shakespeare, tutto questo nuovo stato d'animo dell'uomo di fronte al Cosmo, pensiamo che lo abbia assorbito e ce l'abbia restituito con quell'immensa metafora della condizione umana che è Re Lear. All'inizio del dramma Lear rinuncia al suo ruolo, consegna il suo re-gno nelle mani delle figlie, si spoglia dell'essere Re, pilastro e centro del mondo, per torna-re uomo tra gli uomini. Ma questa scelta viola le regole che organizzano l'universo. Così il Mondo va fuor di sesto, e quel che ne segue sono "azioni innaturali che generano tormenti innaturali": figli contro padri, follia e tanta violenza. Nonostante nel Re Lear si possano in-dividuare tanti temi, crediamo che quello principale sia l'amore. Lear è una tragedia dell'amore. In essa tutti i personaggi sono mossi dall'amore: misterioso, tenero, spietato quello che lega il Matto al suo Re, estremo e disposto a ogni sacrificio quello di Edgar per il padre, virile e diretto quello di Kent per il suo signore, libidinoso quello delle sorelle Reagan e Goneril per il giovane Edmund, redentore quello di Cordelia che morirà per il bene sia dei buoni che dei cattivi. In ultimo ciò che resta – concludono i registi – è un paesaggio di rovina e morte dalle cui macerie, faticosamente, riemerge Edgar. E proprio le sue parole ridaranno speranza nel genere umano: "bisogna dire ciò che sentiamo, non ciò che dobbiamo"».

powered by social2s