Wie_eine_Landschaft_1971_-_625x62515 gennaio - 5 febbraio 2011

L’Associazione Culturale A2 in collaborazione con Cargo20 di Verona sono lieti di presentare la mostra personale dell’artista tedesco Klaus Liebig (1936 - 1994) dal titolo “ménages du temps”

“Compenetrazioni, intrecci  e giochi di immagini che sorgono dalla esperienza quotidiana e da una vivace interazione con il paesaggio naturale e culturale circostante costituiscono l’immaginario dell’artista tedesco Klaus Liebig (1936-1994): una enciclopedia personale fatta di mappe geografiche, storie mitologiche, racconti primordiali e favole nordiche, nozioni antropologiche e psicologiche, visioni sciamaniche, classificazioni botaniche, dinamiche di gioco, citazioni artistiche e letterarie, vicende familiari …, che si intrecciano fluidamente e talora non senza ironia tra balzi fantastici e percorsi logico-formali”.

In esposizione una attenta selezione di suggestioni oniriche realizzate da Klaus Liebig tra gli anni Sessanta e i primi Novanta, sottolineando la contemporaneità non solo di questo immaginario eclettico e pluridimensionale, ma di questo processo creativo, in cui diversi layer di contenuto e significato, ricordi e memorie di differente provenienza temporale e spaziale coesistono, si associano e intrecciano tra loro nello stesso tempo.

La mostra, curata da Luca Zordan in collaborazione con la vedova dell’artista Godula Buchholz, è la prima che si tiene in Italia di questo artista le cui opere sono conservate in musei come il MOMA di New York, la Lenbachhaus di Monaco di Baviera
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veneri2_copia

 

Artista nato a Verona nel 1943 Giancarlo Veneri ha operato sul territorio nazionale dal 1964 fino alla sua morte, nel 2007, attraversando le correnti più rappresentative e utilizzando tutti i mezzi espressivi messi a disposizione da un quarantennio pieno di sensibili mutamenti.
Indagatore della pop art e testimone dell’arte povera, ha offerto il suo contributo disincantato ai movimenti più vitali dell’epoca spaziando dalla pittura alla scultura, dall’happening all’audiovisivo,  con incursioni nel mondo della scenografia teatrale, dell’illuminotecnica, del fumetto e della grafica, concedendosi ad ogni linguaggio e tecnica con incontaminata generosità.
Al primo periodo fortemente improntato a una visione critica della società ha opposto negli anni a seguire un mondo poetico quasi intimista, permeato da uno sguardo fanciullesco commosso e ironico.
Il tema delle nuvole, caratteristico delle prime pulsioni dialettiche, si è andato stemperando nella rapida successione degli alberi, nella serialità mai ripetuta dei cuori, per concludersi nella sequenza spinosa dei cactus, raffigurati ed esposti per la loro infinita singolarità.

Installazione video (proiettata sul soffitto del luogo della mostra 2006)

HA SCRITTO DI SÈ:

Sul pieghevole della personale all'ex Arsenale Austriaco di Verona - 1 aprile 2006

Giancarlo Veneri è nato il 20 dicembre 1943 alle ore 9,30.
Ecco come la mamma, sig.ra Ernesta Festa, ebbe a raccontare il fatto.
Abitavamo in Valdonega in via Teano e
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Fabio_Sandri

18 dicembre 2010 - 05 febbraio 2011

Nuovo appuntamento di Fabio Sandri alla galleria Artericambi. Per l'occasione l'artista propone l’installazione di tre sue opere recenti intitolate "Garage", "Ingombrocavo 1", "Ingombrocavo 2". Si tratta di sculture-dispositivi video-fotografici che, basati sulla registrazione in diretta attraverso la carta fotografica emulsionata prima tenuta al vivo, producono immagini dirette del luogo e del pubblico. Queste immagini prendono a loro volta il titolo di "Trasporto", che indica prima di tutto la condizione del portare l’immagine nel corso del tempo, ma anche il sostenerla dall’interno, e infine uno sguardo dentro lo spessore stesso della durata, dove l'immagine si deposita, si stratifica e si ricostituisce sempre di nuovo, in un nuovo corpo. L’opera di Fabio Sandri si caratterizza da tempo per una concezione plastica che impiega lo spazio e la fotografia nella sua essenza di impronta su supporto fotosensibile a contatto diretto con la materialità dei luoghi, o di impronta continua e in divenire temporale. Negli anni recenti ha prodotto cicli di fotogrammi in scala 1:1 di stanze d’abitazione (Stanze, 2004-2008). In altri lavori si sommano invece le impronte di proiezioni di film su carta fotosensibile in processo aperto di continua impressione a quelle della situazione ambientale, come in Incarnato (2005), Costruzione (2007), Panoramica (2008).


Sabato 18 dicembre 2010 avrà inizio il dispositivo della

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Cosmogonia_1985-1988

12 dicembre 2010 - 30 aprile 2011
inaugurazione:   sabato 11 dicembre 2010, ore 19.00

La rassegna riunisce alcune grandi installazioni di Mattiacci realizzate tra il 1976 e il 2010, attraverso le quali è possibile ripercorrere le fasi salienti della sua ricerca. Fotografie di Claudio Abate affiancano le opere esposte, stabilendo una serie di confronti con lavori realizzati in passato, a dimostrare come motivi ricorrenti abbiano connotato il linguaggio dell’artista sin dagli esordi. Nel corso dell’esposizione sarà presentata la monografia a cura di Germano Celant, edita da Skira, che ne ricostruisce l’intero percorso artistico e biografico grazie a un ricco apparato iconografico e documentario.

Cosmo, pianeti, campi magnetici che aggregano e modificano la materia hanno sempre esercitato una profonda suggestione nell’immaginario di Eliseo Mattiacci, divenendo temi ricorrenti già nei lavori dei primi anni ’60 così come nelle azioni e nelle installazioni alla Tartaruga e all’Attico a Roma o, in seguito, nelle gallerie di Alexander Iolas a Parigi, Milano e New York. Tappe fondamentali di una vicenda espositiva scandita dalla presenza dell’artista in contesti di rilievo internazionale sono le sale personali alla Biennale di Venezia nel 1972 e nel 1988, le mostre alla Städtische Galerie im Lenbachhaus a Monaco di Baviera nel 1984, al Museo di Capodimonte a Napoli nel 1991, ai Mercati di Traiano a Roma nel 2001,

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G._Chiari_Banjo_2001

27 novembre  2010 – 29 gennaio 2011
“Cos'è il lavoro? Non è pittura, doveva essere musica all'inizio e lo è ancora, in parte è letteratura, in parte filosofia. Forse sono solo battute satiriche perchè io non credo di essere un poeta. Ma questo gioco di definizioni non mi dispiace, non mi dispiace queste ballo di aggettivi”. Sono solo alcune parole che Giuseppe Chiari (Firenze 1926-2007) pronunciò in una delle famose “Conferenze” che era abituato e tenere indifferentemente in gallerie, teatri, locali, ma che possono far intuire l'estrema versatilità che ha attraversato come una scossa tutta la sua attività. Il suo è stato un percorso dialettico, dove teorie, composizioni, esecuzioni si sono intrecciate, trasgredendo ogni discorso disciplinare. Tanto che se mai ci fosse un termine capace di definire le sue azioni, quello potrebbe essere “improvvisazione”: un modo di fare privo di sostegni programmatici, di regole di preparazione. Egli invitava lo spettatore a strimpellare, sottolineando che non ha importanza  ciò che suona, ma solo che suoni. “La musica è suonare”. “La musica è vita”, diceva.
E la quindicina di strumenti musicali (tra cui chitarre, violini, trombe) che espone la galleria “Incorniciarte” vogliono proprio rappresentare una chiara interrogazione di quella che è l'identità della musica e il suo potenziale comunicativo. E' vero che la loro superba eleganza pare

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20101027-1950-Mat_Collishaw_James_Edward_Clayton

17 settembre - 20 novembre 2010

Mat Collishaw (Nottingham 1966) nella personale a cura di Danilo Eccher, presso lo spazio FaMa Gallery di Verona propone una serie di lavori inediti sviluppando un progetto che prende ispirazione dalla storia dell'arte: immagini  appartenenti al retaggio culturale occidentale che l'artista utilizza e trasforma attraverso luso della tecnologia moderna e grazie a questa rielaborazione, riflette su paure e limiti della contemporaneità, così come suggerisce il titolo stesso della mostra.

L'artista è una delle figure più significative della Young British Art, protagonista di importanti eventi espositivi come Freeze (1988) e Sensation (1997) e presente in prestigiose collezioni pubbliche tra le quali la Tate di Londra ed il Centre Pompidou di Parigi, ama  giocare con la fascinazione dell’immagine.  Fotografia, scultura e installazione sono i suoi strumenti per indagare oltre la superficie, forzare l’occhio a guardare oltre le rappresentazioni rassicuranti della realtà e delle sue invenzioni.

Il lavoro di Collishaw attinge a 360 dal passato, dalle suggestioni della mitologia e dell’arte classica, al trionfo di luce e oscurità del barocco, fino alle atmosfere vittoriane, per cogliere e suggellare istanti di contemporaneità attraverso l’ironia ma anche l’eccesso e il disturbo.   I confini tra la vita e la morte, la realtà e l’illusione, il dolore e la quiete sono al centro della sua ricerca

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