Provengono da Slovenia (Team V - Dominik Košak, Rok Primažič, Ambrož Bartol, Miha Munda, Rok Staudacher - Università di Lubiana), Italia (Cavejastudio, Forlì - Alessandro Pretolani, Filippo Pambianco - Davide Lorenzato, Padova) e Francia (MK - Moreau Kusunoki, Hiroko Kusunoki/Parigi) i progetti d'architettura classificatisi rispettivamente primo, secondo e terzo al concorso d'architettura "Wine Culture Centre" promosso da Young Architects Competitions (YAC) con il sostegno di Cantina Valpolicella Negrar in collaborazione con l'Ordine degli Architetti PPC di Verona, l'Università di Bologna, lo IUAV di Venezia, The Plan Magazine.
La giuria, formata da un team di progettisti di chiara fama (Nicola Scaranaro, Alfonso Femia, Fiorenzo Valbonesi, Antonio Ravalli e Markus Scherer), si è espressa a loro favore scegliendo i lavori che, fra centinaia di progetti arrivati in tre mesi da oltre 80 Nazioni, offrivano maggiori componenti di funzionalità e bellezza, attenzione alla sostenibilità ambientale ed energetica nonché al legame fra architettura e il paesaggio della Valpolicella.
Giovani energie+ committenza lungimirante=soluzioni rivoluzionarie . "Le iniziative vincitrici guardano con eleganza e sensibilità al rapporto fra architettura e paesaggio", conferma Alessandro Cecchini, presidente YAC. Che aggiunge: "Si tratta di soluzioni emozionalmente connotate, realizzate attraverso interventi leggeri e garbati, che poco mettono in discussione l'impianto esistente, caratterizzandosi per fattibilità e sostenibilità tecnica e finanziaria. Un'operazione di successo, dunque, che testimonia vivacità e dinamismo
Alessandro Zannier si muove con agilità tra arti visive e musica, toccando anche scrittura e teatro. Ha al suo attivo numerosi mostre personali e collettive, concerti, album e libri.
dal 24 al 31 ottobre 2014
Tre giorni (24-25-26 ottobre) di incontri, concerti, eventi per la mostra di Saeed Kouros organizzata nella sede dell'associazione Tenstar da Abbas Garib. Le opere di questo artista iraniano (Teheran, 1942) in esposizione fino al 31 ottobre (St.ne Porta Palio, 84 - 37122 Verona. Telefono +39 0458006657) visibili previo appuntamento, ci fanno pensare ad artisti che hanno guardato al segno-gesto, come veicolo per costruire un'immagine: Masson, Pollock, Tobey, Twombly.
"Egli adopera i modi della scrittura persiana, ma non scrive parole, bensì fantasmi di parole, ombre di parole, memorie di parole... E le sovrappone le une alle altre, fino a farne scomparire anche il ricordo e a lascia bene in vista solo la scia di un movimento, come di un profumo. O a suggerire un'immagine possibile, ma non certa, anzi altra (quadro paesaggio – quadro montagna). Come un'impronta sulla spiaggia, che diventa uno spazio in cui l'immaginario può sbizzarrirsi: chi è passato? Quando? Come? A volte Kouros adopera i suoi segni come segmenti impazziti, che si agitano nel vuoto, quasi cercando uno spazio che non c'è. Altre volte li rinchiude in una sorta di prigionia, finge di creare attorno un progetto, un ordine, ma finisce per creare un universo ancora più in pezzi (pieno-vuoto-pieno). Direi che in qualsiasi caso,
Inaugurazione Venerdi 31 ottobre 2014 ore 18.00 Museo africano, vicolo Pozzo 1, Verona
Un fotoracconto sulla rotta dei migranti di Giovanni Cobianchi
Evento realizzato da Fondazione San Zeno in collaborazione con Museo africano
inserito nella programmazione del XXXIV Festival di Cinema Africano di Verona
Un racconto fotografico di un viaggio che inizia a Lampedusa e arriva fino in Mali, attraversando Tunisia, Libia, Niger e Costa d’Avorio.È questo “Je Reviens”.
Un percorso a ritroso, lungo le rotte dei migranti, compiuto da Giovanni Cobianchi. Ma “Je Reviens” è molto di più di un “semplice” viaggio.
È il frutto di un’amicizia nata con un gruppo di giovani profughi centrafricani conosciuti a Verona presso un Centro di accoglienza, in cui Cobianchi ha lavorato tra il 2012 e 2013.
I drammatici racconti dei ragazzi sulla loro fuga da casa, la traversata del deserto, le morti di alcuni compagni durante il viaggio della speranza,
hanno spinto l’autore della mostra a ripercorrere a ritroso il medesimo itinerario.La mostra rimane aperta fino al 16 novembre 2014.
9 ottobre - 31 dicembre 2014 - Inaugurazione giovedì 9 ottobre h: 19.00
Se il "Made in Italy" è sinonimo di gusto, stile, classe, il "Made in China" è sinonimo di copia, duplicato, riproduzione. Se, al di là della crisi, in Italia la qualità del prodotto è la sua identità, in Cina l'identità coincide con la quantità. E' necessario dimenticare il "villaggio imperiale" e le sue "leggendarie luminarie", perchè anche la Cina è diventata ormai un villaggio globale.
Come è necessario dimenticare pure il vecchio slogan maoista "guarda al futuro", perchè esso si è trasformato in "guarda al denaro". Non c'è più nulla di mitico o di rivoluzionario in ciò che viene prodotto, ma solo la fatale e indistinta replica di oggetti di cui si sono persi l'origine e il senso.
Il lavoro fotografico di Marco Bertin però non vuole essere la documentazione di quella che è diventata l'ultima frontiera del plagio, in cui si può replicare tutto: profumi, auto, moda, perfino strade, palazzi, chiese. Egli fissa la propria attenzione sulle "buone cose di cattivo gusto" che già il capitalismo selvaggio, spietato e senza pudori ha svuotato di ogni valore e di ogni riferimento culturale: souvenir, gadget, articoli sacri e profani, ecc. Gli interessa ciò che si può trovare dappertutto, ciò che è
in anteprima al Teatro Nuovo di Verona,dal 9 al 13 ottobre. La mostra, a cura della galleria Artistocratic, è realizzata in occasione della rassegna THEATREARTVERONA 2014 del Teatro Stabile e della decima edizione di ArtVerona - Art Project Fair. «Dall’alto la visione delle cose è completa e si vede un’altra realtà che non è percepibile dal basso».
Massimo Sestini ha cambiato la prospettiva della ripresa, ha ribaltato il punto di vista per catturare momenti significativi della storia e della cronaca italiana degli ultimi anni.
ZENIT è una selezione delle fotografie più rappresentative del lavoro del noto fotoreporter che ritrae il mondo, e ciò che accade, attraverso una nuova e originale chiave di lettura: un solo punto di vista, lo zenit. La visione zenitale, crea una sovversione, lo sguardo dall’alto trasforma la realtà: la Concordia galleggia su un muro di acqua capovolto, la finale di Calcio Storico Fiorentino in Piazza Santa Croce è giocata dalle ombre, i natanti sono girandole colorate. Massimo Sestini - per il giornalista Michele Neri - «È il fotografo e l’uomo dell’exploit. […] Se guardo
le sue foto mi vengono in mente queste parole: giornalismo, prima mano, tecnologia, numeri, coraggio, tempo. Timidezza». Le sue sono, infatti, immagini indelebili, quasi sempre esclusive, diventate le
copertine delle più importanti riviste al mondo. Momenti di grande impatto che