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dal 15 febbraio al 26 aprile 2014
Inaugurazione sabato 15 febbraio, ore 18.30
a cura di Luigi Meneghelli
 
Enrico Baj - Andrea Bianconi
Clara Brasca - Alessia Cargnelli - Claudio Costa
Jean Dupuy - Ken Friedman - Daniele Girardi
Daniele Giunta - Maurice Henry - Adolf Hoffmeister
Aldo Mondino - Otto Muehl
Santiago Picatoste - Silvano Tessarollo

"L'arte è un mélange di vaudeville, di gag, di gioco infantile, di Spike, Jones e Duchamp". Così scriveva nei primi anni '60 il guru di Fluxus George Maciunas. Certo, una mostra non può essere un movimento, una sequenza di "opere allo sbaraglio" non ha nulla a che vedere con le manifestazioni effimere di quell'ultima, utopica avanguardia che è stata Fluxus. Eppure alcuni sintomi che attraversano l'intera esposizione sembrano venire proprio da quel crogiolo inafferrabile di azioni, riti, lavori iniziati e mai finiti.

Già il titolo "Quindici pezzi facili", che richiama sfacciatamente il quasi omonimo film di Bob Rafelson del 1970 (storia di un uomo braccato dalla vita che cerca e non trova, che fugge e si perde senza soluzione di continuità), sta a indicare l'obiettivo di una sorta di deriva visiva che scavalca il limite di ogni spazio e di ogni figura (quadro, galleria, artista), per farsi manifestazione effimera, che sparge idee più che soluzioni, processi più che compimenti.

Ma pure quel disegno

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Dal 7 marzo al 16 marzo 2014  Unicredit Art Gallery Via Garibaldi, 1

Orari di apertura: tutti i giorni dalle 9 alle 19

Quando l’invisibile diventa visibile emerge tutto il fascino di elementi che all’occhio umano sono impercettibili.

Infinitamente ospita l’esposizione itinerante della Royal Photographic Society (RPS), portata in Italia dal Capitolo Italiano della RPS (CIRPS), dedicata alla fotografia scientifica: settanta straordinarie immagini  – realizzate da studiosi che operano in diversi settori, tra cui alcuni italiani – nate con il fine di illustrare la ricerca scientifica e renderla più comprensibile al pubblico.Mondi solitamente visibili solo grazie all’uso del microscopio e del telescopio, come un minerale di grafite, l’occhio di un coleottero o una goccia di sangue, vengono rivelati attraverso la luce polarizzata o fluorescente o grazie a tecniche speciali, quali la fotografia ad alta velocità. Microrganismi e minerali, fenomeni naturali ed oggetti d’uso quotidiano possono così essere osservati sotto una spettacolare prospettiva altrimenti invisibile.

Mostra realizzata in collaborazione con UniCredit.Realizzata in collaborazione con la Royal Photographic Society


Le mostre di Infinitamente

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26 ottobre 2013 – 26 gennaio 2014
Inaugurazione: sabato 26 ottobre ore 11.30

Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri,
Cortile del Tribunale, Verona

a cura di Denis Curti.

Più di 180 le immagini raccolte in dieci sezioni – tra cui una dedicata alla città di Verona -, che tracciano i momenti fondamentali dell’attività di un protagonista assoluto del fotogiornalismo
italiano, capace, come pochi altri, di rendere leggibile la complessità del mondo


Dai suoi scatti in bianco e nero traspare una straordinaria capacità di esporre le storie senza pregiudizi. Berengo Gardin racconta la vita politica, i cambiamenti sociali, gli eventi che hanno
segnato la storia dell’Italia, oltre che momenti di vita quotidiana nelle strade, gli incontri casuali con le persone, i gesti spontanei. Le sue immagini - alcune ormai riconosciute come patrimonio visivo
degli italiani - narrano la realtà con rigore e sensibilità, ponendo sempre al centro dell’attenzione l’uomo e la sua dignità, e suscitando nello spettatore interrogativi sulla società che lo circonda.


La mostra è presentata dal  Comune di Verona, in collaborazione con la Casa dei Tre Oci di Venezia, Fondazione Forma per la Fotografia e Civita Tre Venezie

Aperta al pubblico da martedì a domenica ore 10.00 – 19.00 (lunedì chiuso).
Tutte le domeniche alle ore 11.00 visita guidata compresa nel biglietto d’ingresso.
Biglietti: intero 7,00* euro; ridotto 5,00*

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14 dicembre 2013 – 18 gennaio 2014

Inaugurazione sabato 14 dicembre ore 18.30

"Il paesaggio si rispecchia, si umanizza, ripensa in me. Io lo oggettivizzo, lo traduco, lo fisso sulla mia tela". Così confessava Paul Cézanne nel suo ostinato, furioso tentativo di dare un volto all'enigma della visione. Non era la realtà in sè ad interessarlo, ma il modo di vederla, sentirla, ascoltarla, quasi di coincidere con essa. Ebbene, anche l'intero percorso pittorico (e grafico) di Ebe Poli (Verona 1901 – 1993) sembra la manifestazione di un desiderio di abbracciare con amore l'incanto del vedere: di vedere tutto, la realtà come l'irrealtà, la natura come il sogno, il colore compatto come il segno corroso.

Ma a differenza di Cézanne che indagava un paesaggio per ricostruirlo e assestarlo secondo un rigido ordine geometrico, Ebe Poli opta per una visione che comprende una molteplicità di punti di vista. Lei ha bisogno di rendere ogni cosa mobile, vibratile, pregna di umori. Ed è come se, al di là delle idee di spazio e colore, cercasse una sorta di animazione interna, un irraggiarsi del visibile oltre se stesso e i propri limiti. E, questo, fin dagli anni trascorsi a Burano, accanto ai vari Mario Vellani Marchi, Moggioli, Gino Rossi, Semeghini: gli scorci non sono mai descritti,

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7 dicembre 2013 - 2 febbraio 2014
Inaugurazione: sabato 7 dicembre, ore 18.00

Architetture del caso, labirinti del dubbio, misure del sogno. La ventina di opere che l'artista mantovano Luca Rossi presenta, al primo sguardo sembrano fondarsi su una geometria intesa come equilibrio, armonia, ordine. Ma basta poco per rendersi conto che la composizione è in realtà formata da un infinito accumulo di tracce, pieghe, sovrapposizioni. Il tutto dipende dal fatto che per l'artista un quadro non è mai veramente finito: egli lo prende, lo lascia, lo recupera, per aggiungervi sempre ulteriori segni, innesti, rinvii. Il suo obiettivo è quello di farne una struttura aperta: non più una semplice relazione con lo spazio, ma una presa di coscienza dello spazio stesso e della sua dimensione.

Non essendo un matematico né un filosofo, egli non tenta di dimostrare che la sua opera è un modello di bellezza, ma la interroga, la esamina come fosse un corpo vivo, palpitante. Così, alla fine, più che la struttura delle varie figure, conta seguire il procedimento di esecuzione, importa osservare la costruzione interna dell'opera, la sua ossatura, proprio come quella di un corpo umano o di un edificio: un'ossatura discreta, che a volte si fa persino dimenticare, ma che sostiene l'intera impalcatura del quadro. Del resto il lavoro

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Emilio_Vedova_1980_foto_Paolo_Gasparini_pp14 dicembre 2013 - 31 marzo 2014, Galleria dello Scudo, Verona - inaugurazione: sabato 14 dicembre 2013, ore 19.00
 
De America, ciclo composto da circa cinquanta dipinti su tela e su carta eseguiti a Venezia da Emilio Vedova tra il 1976 e il 1977, è il tema della mostra in programma a Verona alla Galleria dello Scudo. L'iniziativa documenta questo corpus di opere mai esposto prima d'ora nella sua completezza ed è accompagnata da una pubblicazione a cura di Germano Celant, Direttore artistico della Fondazione Emilio e Annabianca Vedova che collabora nella realizzazione del progetto.
Il titolo attribuito ai lavori, tutti in bianco e nero, è un evidente rimando alle esperienze dell'artista negli Stati Uniti a partire dal 1951 per venticinque anni, dai rapporti instaurati con università, istituzioni pubbliche ed esponenti del mondo della cultura d'oltreoceano, ai numerosi appuntamenti espositivi dal Canada all'America latina e agli importanti riconoscimenti conseguiti in sedi prestigiose.

Protagonista già dall'inizio degli anni '40 dell'avanguardia artistica italiana in una Venezia particolarmente attiva con la rinascita delle storiche Biennali e la presenza di figure significative come quella di Peggy Guggenheim, Vedova entra ben presto in un circuito che travalica i confini nazionali.

Se nell'immediato dopoguerra l'asse Roma-New York favorisce un dialogo tra le nuove istanze dell'espressionismo astratto americano e il

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castella
Inaugurazione 7 dicembre ore 11,30
Studio la Città
Mostra personale di Vincenzo Castella: "Aiming at the Dust", con le fotografie tratte dalla nuova serie sul Rinascimento italiano e due video inediti.
In mostra a Studio la Città fino a sabato 8 febbraio 2014.
Durante l'inaugurazione, sarà presentato per la prima volta al pubblico presso Studio la Città il nuovo volume "Italia. Rinascimento Sacro", edito da FMR in tiratura limitata e numerata con 140 immagini di Vincenzo Castella. Per l'occasione saranno presenti sia l'artista che il direttore di FMR, Fabio Lazzari.
 
Studio la Città
Lungadige Galtarossa 21
 


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Eros_Bonamini_9
22 novembre 2013 - 31 gennaio 2014
inaugurazione venerdì 22 novembre 2013 ore 18.00 - presenta Marco Meneguzzo
 
"Ho conosciuto pochi artisti di così lucida intelligenza e di altrettanto vivace ironia". Come non essere d'accordo con quanto scriveva Eugenio Miccini nel 1992 di Eros Bonamini, che con costanza e coerenza ha sviluppato "una ricerca, per niente affannato a situarsi nelle mode precarie" cui talvolta indulge il mercato dell'arte. Uomo di profonda cultura e grande sensibilità Bonamini ha agito al di fuori di qualsiasi scopo pragmatico e di ogni logica del profitto, con l'unica motivazione di un "fare che dimentica il già fatto e guarda solo davanti a sé".
Con questa mostra si vuole dare un'idea del suo percorso artistico, che pur modificandosi negli anni rimane sempre fedele al suo assunto teorico: far coesistere il tempo e lo spazio indagandone il rapporto intrinseco, "il tempo e lo spazio che sono quelli del fare e del pensare, misure, luoghi dell'evento"(Miccini).
Non a caso tutto il suo percorso è segnato dalle "cronotopografie" (scritture di spazio e tempo) eseguite sia pure con tecniche e mezzi diversi ma sempre con padronanza degli strumenti e controllo degli esiti. Saranno esposte le opere della serie dei Cementi, dei Nastri e degli Inchiostri realizzate fra il 1975 e il1978; quelle degli
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Artissima_2013

dal 8 al  10 novembre 2013 a Torino- 5a la posizione di Artissima tra le 30 fiere internazionali di arte contemporanea secondo Skate's Art MarketResearch, New York.  Nel corso degli anni Artissima si è accreditata infatti a livello internazionale come un osservatorio sulla migliore ricerca nel campo delle arti visive e un evento culturale imperdibile per addetti ai lavori, appassionati d'arte e per la stampa, attirando 50.000 visitatori e oltre 1.200 giornalisti nel 2012.

La fiera è suddivisa in cinque importanti sezioni: Main Section, che ospita le gallerie più rappresentative del panorama artistico mondiale; New Entries, dedicata alle gallerie giovani più interessanti; Present Future, sezione ad invito caratterizzata da stand monografici di artisti emergenti a livello internazionale; Back to the Future, mostre personali di artisti attivi tra gli anni '60 e '80 selezionati da un team di prestigiosi direttori di museo e curatori; e Art Editions, dedicata a gallerie e altri spazi che presentano edizioni, stampe e multipli di artisti contemporanei.

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Lissy_Pernthaler

26 ottobre 2013 – 15 gennaio 2014

Inaugurazione: sabato 26 ottobre, ore 18.30
"Metti insieme due cose che insieme non sono mai state. E il mondo cambia". Così scrive Julian Barnes nel suo ultimo libro "Livelli di vita". Ebbene, l'esposizione "Between Heaven and Earth" (tra cielo e terra) intende combinare proprio due dimensioni dell'essere e del vedere che non si sono mai incontrate. Da una parte storie di levità, di aria, di nuvole, e dall'altra storie di terra, di fatiche, di sangue.
Una volta accostati, questi due stadi, danno vita ad un campo inesplorato di analogie, simmetrie, contrapposizioni. Lo sguardo è spinto in contemporanea a intraprendere un viaggio verticale (ascetico) e uno orizzontale (terrestre), a raggiungere le altezze per cimentarsi, come Icaro, con lo "spazio degli dei" e a fare i conti con le cadute più violente, i precipizi, gli sfaceli della carne. E non si tratta solo di rappresentazioni, di incontri con la realtà "sotto forma di apparenza e fantasma", ma di esperienze vissute in diretta, provate sulla propria pelle.
 
Già i corpi nudi di donna che la giovane artista svizzera Flurina Badel (Engadina, 1983; vive a Basilea) fotografa come fossero resti abbandonati in mezzo alla natura, trasmettono un malessere esistenziale che si evidenzia nella perdita dei loro tratti specifici
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Maurizio_Casari_Paesaggio_2013_arte

19 ottobre - 9 novembre 2013

Di Maurizio Casari, nato a Bergamo nel 1939 e veronese di adozione, si conoscono soprattutto i lavori plastici: quelle strutture geometriche basate sulla ricerca di forme ridotte all'elementare, all'estremamente semplice, se non addirittura al primordiale. Si conoscono quelle sue figure ideali (quadrato, cerchio, triangolo) che però non si sono mai chiuse nella loro perfezione, ma hanno sempre ammesso una sorta di vitalità endogena, capace di far saltare ogni norma ed ogni razionalità.

A distanza di qualche anno l'artista si ripresenta al pubblico con una nuova serie di disegni, quasi tutti realizzati in una sorta di urgente frenesia nel 2013. Non progetti, non studi per opere a venire, ma fogli in cui riprende le esperienze passate, allo scopo di allargarne i sensi, i saperi, le relazioni. Permane sempre alla base una intelaiatura rigorosa, ma solo per arginare il funambolismo delle linee. Casari cioè non smette di essere "geometra", ma un po' alla maniera di Licini, diventa anche un "equilibrista" che saggia il proprio dominio costruttivo e lo estende su regioni immaginarie.

Sensibilità, tensione, esplorazione possono essere i termini che qualificano queste forme. Esse non sono mai affermazioni, ma solo dubbi, non sono mai definizioni, ma solo fluidità. Non implicano mai un essere, quanto invece un costante divenire.

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