Il_Bruco_Mangiatutto_1

22 marzo, ore 16.30, al Teatro Stimate di Verona

Il Bruco Mangiatutto, spettacolo propedeutico all'insegnamento della lingua inglese, sarà presentato, come prima in città per le famiglie, al Teatro Stimate di Verona.

Lo spettacolo è inoltre in programma il 19, 23 e 27 marzo nell'ambito della rassegna Teatro Scuola di fronte a una platea di oltre 650 studenti.
Il Bruco Mangiatutto è una nuova produzione di Fondazione Aida realizzata con la collaborazione di Pingu's English e il sostegno della Regione del Veneto.One green apple, two yellow pears, three purple plums, four red strowberries. E It’s a bow without arrow, what is it? The rainbow!
Queste e tante altre semplici parole e indovinelli inglesi sono il dizionario di Il bruco mangiatutto, il nuovo spettacolo per i ragazzi di Fondazione Aida, liberamente ispirato a Il piccolo bruco mai sazio di Eric Carl, che sarà presentato, come prima in città per la rassegna Famiglie a teatro, il 22 marzo, ore 16.30, al Teatro Stimate di Verona. Lo spettacolo è inoltre in programma il 19, 23 e 27 marzo nell'ambito della rassegna Teatro Scuola di fronte a una platea di oltre 650 studenti.La nuova produzione, allestita in collaborazione con Pingu’s English e il sostegno della Regione del Veneto, ha l'obiettivo di avvicinare i bambini alla lingua inglese fin

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castel_vecchio

mercoledì 25 febbraio ore 21,15 Castelvecchio, Circolo Ufficiali di Verona,

Per la rassegna “Sere d’Inverno al Castello” nel salone delle feste di Castelvecchio.
Debutta “Gissa Maissa” il nuovo spettacolo del Teatro Impiria
Dal testo di Canteri, una messinscena evocativa di suggestive atmosfere selvatiche e poetiche

Nuovo appuntamento per la rassegna teatrale “Sere d’inverno al castello” promossa dal Teatro Impiria in collaborazione con il Circolo Ufficiali di Verona, per la direzione artistica di Andrea Castelletti, nella splendida cornice dello storico salone delle feste di Castelvecchio.
Mercoledì 25 febbraio alle 21, debutta “Gissa Màissa”, il nuovo attesissimo spettacolo prodotto dal Teatro Impiria di Andrea Castelletti, che ancora una volta si presta alla penna di Raffaello Canteri che parte da una storia locale per raccontare moti e vicende umane universali.“Gissa Màissa” è una favola scritta da Raffaello Canteri, un racconto mitico collocabile storicamente nell’epoca del primo apparire sulle montagne lessinesi del popolo cimbro, oltre settecento anni fa. I Cimbri parlano una lingua “che al germanico pende”, incomprensibile ai veronesi, ostica, vivono a contatto con la natura in un mondo ancora selvatico e misterioso, producono il carbone e si nutrono di poche cose come latte bestiame e ”ocellame”, spartiscono le terre e i boschi con creature misteriose come le fade, le anguane, gli orchi, che vivono in stretto

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scuola

 

da martedì 24 febbraio a domenica 1° marzo. 2015 al Teatro Nuovo

Silvio Orlando e Marina Massironi sono i protagonisti del sesto spettacolo del Grande Teatro

La regia è di Daniele Luchetti.

Giovedì 26 l’incontro con il pubblico.

 

Dopo le profonde tematiche poste dal Visitatore, che il pubblico ha seguito con interesse, Il Grande Teatro cambia registro e acquista un tono più leggero pur affrontando un argomento complesso e di perenne attualità come la scuola. Proprio così, La scuola, s’intitola lo spettacolo in programma da martedì 24 febbraio (alle 20.45) a domenica 1 marzo al Nuovo con protagonisti Silvio Orlando e Marina Massironi con la regia di Daniele Luchetti nell’allestimento di Cardellino srl.
Torna dunque tra le aule e i banchi scolastici la coppia Orlando-Luchetti che nel 1992 portò per la prima volta sui palcoscenici italiani Sottobanco tratto da due libri (Sottobanco ed Ex cattedra) che Domenico Starnone aveva scritto basandosi sulla sua lunga esperienza di docente. Per Luchetti, che già si era affermato al cinema – basti ricordare che uno dei suoi film più noti, Il portaborse con Nanni Moretti e Silvio Orlando è del 1990 – era il debutto a teatro. Un debutto che andò talmente bene da originare, di lì a qualche anno, la trasposizione cinematografica dello spettacolo

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Prenderà il via venerdì 20 febbraio, al Centro Servizi per Anziani “Le Betulle”, il progetto di musico – teatro- terapia per la terza età, promosso dal Centro Servizi per Anziani “Le Betulle” con il patrocinio del Comune di Verona e realizzato dalla Compagnia Dopolavoro Gino Franzi in collaborazione con l’associazione Medici per la Pace Onlus.

La rassegna è stata presentata   dal consigliere incaricato alla Cultura, Antonia Pavesi. Presenti il presidente della Compagnia dopolavoro Gino Franzi Stefano Modena, il presidente dell’associazione Medici per la Pace Fabrizio Abrescia, Roberta Gini dell’associazione teatrale La Bugia, Maurizio Ravazzin del Gruppo Teatrale Renato Simoni, Fabrizio Piccinato di Artefatto Teatro e Gianantonio Bresciani dell’ Original Perdido Jazz Band.

Una commissione scientifica, costituita da neurologi, geriatri e psicologi, raccoglierà i risultati di questa attività e li renderà pubblici al termine dell’iniziativa. “L’obiettivo -dice Pavesi- sarà quello di stimolare e migliorare le potenzialità cognitive e di socializzazione degli anziani attraverso una rassegna di spettacoli teatrali dal duplice scopo ricreativo e terapeutico. La rassegna avrà una durata di quattro mesi e prevede generi teatrali diversi tra di loro, al fine di individuare le forme di intrattenimento più idonee e permettere così di incrementare la qualità dei servizi professionali e di volontariato a favore degli anziani.”

All’interno del progetto saranno coinvolte sette

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Danio_Manfredini

27 febbraio 2015, Teatro Camploy ore 20.45

Vocazione è il viaggio di un artista di teatro nelle sue paure, desideri e consapevolezze legati alla pratica del suo mestiere. L'artista prende ispirazione da frammenti di opere teatrali dove protagonisti sono gli attori di teatro e da frammenti del suo stesso repertorio di autore. Nel microcosmo del palcoscenico, ritrova nella condizione di altri attori che prima di lui hanno preso la strada del teatro, l'inquietudine dell'uomo: paura del fallimento, della follia, desiderio di evasione, domande sulla propria motivazione, vocazione, paura di perdersi nelle dinamiche relazionali umane, buttare uno sguardo verso il momento del proprio tramonto e il momento dell'addio alla propria passione. Con lui sulla scena un attore fa da partner all'artista e incarna di frequente il ruolo della ragionevolezza, del tentativo di richiamare alla sobrietà un mestiere che l'artista tende a portare verso direzioni più estreme, tuttavia lo segue.

"Mi apro ad un percorso di lavoro che verte sul tema dell'artista di teatro. Metto a fuoco questo soggetto in un momento in cui sembra inutile, non necessario, occuparsi di quest'arte e di conseguenza dell'attore-autore-regista teatrale, figura che sembra in disuso. Fosse anche, come si dice, che il teatro è destinato a sparire, sarebbe comunque un privilegio dare luce al tramonto." (Danio Manfredini)

Danio Manfredini,

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Vienna, 1938. Il dramma della guerra sempre più imminente, la persecuzione razziale alle soglie del genocidio. Un uomo invaso dal dubbio: verso il suo futuro e il destino dei suoi cari, ma soprattutto verso se stesso, verso quella scienza strenuamente costruita negli anni e pronta a cadere in frantumi, lì, nel corso di una giornata, nella sua casa di Berggstrasse. Il protagonista è Sigmund Freud, prostrato dalla malattia e tormentato dal destino della figlia Anna, sequestrata dalla Gestapo.
Tutto il suo orgoglio, tutti gli ideali di una vita si trovano all'improvviso sull'orlo del baratro, si prospettano su un vuoto quanto mai terrificante, proprio perché coerente con quel sistema (non solo scientifico, ma anche filosofico) su cui si regge la disciplina di cui può dirsi padre. È proprio in questo momento di crisi abissale, che un misterioso visitatore si palesa nella sua casa-studio. È qui che la finzione del teatro si sovrappone sottilmente alla realtà storica.
 
La pièce di Éric-Emmanuel Schmitt data al 1993, pluripremiata, sorprendente nel sviluppare il dramma filosofico-psicanalitico in un taglio da commedia, capace di suscitare, se non le grandi risate, almeno il sollievo del sorriso. Il nucleo concettuale è tutto nello strenuo ateismo del protagonista, che instaura un vivo dibattito con questo intruso penetrato chissà come nella sua
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